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giovedì 14 febbraio 2019

La Biblioteca Popolare Circolante di Casteldaccia

Timbro della biblioteca

Il 1° gennaio 1877 è inaugurata con «solenni» celebrazioni la Biblioteca Popolare Circolante di Casteldaccia. All'inaugurazione sono presenti 45 soci; prendono parola il sacerdote Gaetano Micciancio in qualità di presidente della biblioteca, Giuseppe Adorno, il dott. Salvatore Calò, Andrea Abbate e Salvatore Modica Sanfilippo.[1]
Le operazioni per la creazione della Biblioteca Popolare Circolante risalgono al 1876, anno in cui è in corso una campagna di raccolta libri. Infatti, «tutti gli individui che fino a tutto dicembre 1876 avevano fatti doni alla Biblioteca» sono nominati «socii onorarii» il giorno dell'inaugurazione.[2]
In Italia, il fenomeno delle biblioteche popolari circolanti si sviluppa negli anni immediatamente successivi all'unità d'Italia (1861), in seguito all'iniziativa di biblioteca popolare avviata a Prato da Antonio Bruni nel 1861, quale «mezzo di sereno riposo e di facile istruzione per il popolo».[3]
Le biblioteche popolari circolanti, formate 


[...] di libri di lettura amena (romanzi, novelle, poesie, racconti, ecc.) di storia, di arte, d'igiene, di morale, di agraria, di economia domestica politica sociale, ecc. Manualetti pratici e semplici, accessibili alla media cultura del professionista, dell'operaio, dell'artigiano, del pescatore, del contadino, dei ragazzi, della donna di casa, [...][4]


sono legate a due concetti cardine, che ne contraddistinguono la tipologia. Il primo concetto, quello di «popolare», pertiene a quel complesso di iniziative di «'educazione popolare', che partendo dalla scuola elementare cercano di espandere l'alfabetizzazione e l'accesso all'istruzione di base nei ceti popolari, anche oltre l'età scolastica [...] volte a combattere l'analfabetismo tra gli adulti».[5]
La biblioteca popolare di Casteldaccia è anche «circolante» poiché «i [...] volumi [...] posseduti venivano fatti circolare mediante il prestito tra gli iscritti, riservando la consultazione in sede ai soli periodici».[6] Come le altre biblioteche popolari circolanti, anche quella di Casteldaccia è «di tipo associativo» giacché «prevedeva l'adesione di soci che erano chiamati a contribuire alle spese mediante una quota associativa».[7]
La Biblioteca Popolare Circolante non ha immediatamente vita facile, se già il 16 dicembre 1877, sono deliberati l'«assoluto divieto di dare a leggere libri ai soci che non si trovano in regola col pagamento delle loro rispettive mesate», la proibizione di cedere «libri ai socii onorarii che non sono al tempo stesso socii effettivi» e lo sconto nella quota associativa per tutti coloro che pagano «anticipatamente e in unica volta le dodici rate annuali di centesimi dieci», versando 1 lira al posto di 1 lira e 20 centesimi.[8] Un altro dato fondamentale è l'assenza di qualsiasi documento o altra traccia della biblioteca tra l'ultima deliberazione del 1877 e il 1899. È evidente - come scrive Paolo Traniello, docente di biblioteconomia e storia del libro - che 


[...] si tratta comunque, nel complesso, di realizzazioni assai labili, caratterizzate da strutture precarie e povertà di mezzi, oltre che limitate sul piano degli obiettivi e dei programmi. L'impostazione puramente pedagogica, ma lontana da una moderna concezione di «educazione degli adulti», che per lo più le ispirava, non era certo fatta per convogliare l'entusiasmo delle classi lavoratrici, che già erano state, e si sentivano, in gran parte escluse dal sistema scolastico di base; né le raccolte di pochi libri, spesso frutto di occasionali donazioni e slegate da ogni consapevole programma di acquisti potevano servire da base efficace per vere biblioteche del popolo.[9]


Nel 1899, dopo 22 anni, ricompaiono nuovamente tracce della biblioteca casteldaccese. 
Fonte fondamentale per la storia di questo istituto è lo "Statuto fondamentale della Società per la Biblioteca Popolare Circolante".[10] Il documento è approvato dall'assemblea generale del giorno 10 settembre 1899. Copia dello Statuto si trova conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze. 
Dal documento non è tuttavia possibile stabilire chi siano i membri dell'assemblea generale che elaborano e approvano lo statuto. La lettura del documento consente, tuttavia, di recuperare molte informazioni per comprendere il funzionamento della biblioteca. 
Il primo dato importante per la storia di questo istituto si ricava dall'articolo 1 dello statuto in cui è sancita la ricostituzione in Casteldaccia di «una società per la Biblioteca Popolare Circolante, allo scopo di promuovere l'istruzione complementare con la lettura di libri educativi, morali, utili e istruttivi, e specialmente di quelli che trattando di agricoltura, arti e mestieri sono più consentanei all'istruzione popolare».[11] Dato importante che conferma con molta probabilità il fallimento del tentativo 1877. La finalità fortemente educativa è sancita anche dall'art. 2, che predispone l'apertura di «una sala di lettura, nella quale saranno date delle pubbliche conferenze su tutto quanto riguarda più direttamente il popolo delle campagne».[12] Il secondo dato è l'intitolazione della biblioteca a Guido Baccelli (1830-1916), allora ministro della Pubblica Istruzione del governo Pelloux.[13]
La società non prevede un numero limitato di soci ed è aperta anche alle donne. Per diventare soci, basta semplicemente presentare una richiesta scritta al Presidente e pagare una quota associativa pari a 15 lire mensili.[14]
Possono tuttavia, diventare soci con il titolo di «benemeriti della società», coloro che fanno dono di danaro o di libri alla biblioteca, previa approvazione dell'assemblea generale dei soci.[15]
La società è «rappresentata e amministrata da una deputazione, composta di un Presidente, un vice presidente, tre membri effettivi e due supplenti eletti dai socii a maggioranza di voti e a scrutinio segreto in generale adunanza».[16] Oltre a queste figure sono previsti anche un segretario e un bibliotecario e i loro rispettivi sostituti, cariche rinnovate annualmente, a differenza della deputazione, che rimane in carica per tre anni.[17]
I compiti principali della deputazione sono quelli di «vedere e sorvegliare al buon andamento della Società»; «dare esecuzione a tutte le deliberazioni» dell'assemblea dei soci e della deputazione stessa; deliberare l'acquisto di nuovi libri; designare i giorni e le ore per distribuire i libri; disporre e provvedere a tutti i casi urgenti e «non previsti dallo Statuto, dandone però conto ai socii nella prima generale adunanza».[18]
La biblioteca si avvale dei soli mezzi finanziari garantiti dalle quote dei soci. La nuova società ricostituita denuncia l'insufficienza di mezzi finanziari per portare avanti l'iniziativa. Lo stesso presidente è costretto a indirizzare, il 19 ottobre del 1903, una lettera all'allora ministro dell'Istruzione, il siciliano Vittorio Emanuele Orlando,[19] per «chiedere un sussidio che possa comunque rimediare all'insufficienza dei loro mezzi», poiché 


le contribuzioni mensili sono così tenui (quindici centesimi per socio) che, a voler contare su di esse esclusivamente, si corre sicuro il pericolo di non veder la Biblioteca prender mai serio incremento, né mai raggiungere gli scopi delle istituzioni sue simili. E poiché d'altronde, date le misere condizioni locali, è vano sperare nella privata beneficenza o in altri straordinari proventi [...].[20]


Il piccolo archivio della Biblioteca Popolare Circolante non conserva risposta da parte del ministro. 
Un'altra richiesta di aiuto è inviata il 25 settembre del 1906 all'arcivescovo di Palermo Alessandro Lualdi dal presidente della società, dietro esplicita richiesta dei soci per «rivolgere all'Eminenza Vostra viva preghiera perché voglia con qualche grazioso dono di libri, o di danaro, far sì che il numero dei volumi che essa dà in lettura al popolo sia accresciuto».[21]
La ricerca di fonti finanziarie per accrescere il patrimonio librario della biblioteca è sicuramente una delle problematiche principali che la società affronta negli anni in cui è in vita. Nonostante le difficoltà finanziarie e l'assenza di documenti fino agli anni '20, la Biblioteca Popolare Circolante è attiva e realizza «gli alti scopi morali che l'istituzione prefigge».[22]
Intanto nei primi anni del Novecento, il fenomeno delle biblioteche popolari in Italia si va strutturando. Nel 1903 nasce il Consorzio milanese delle Biblioteche Popolari. La Federazione Italiana delle Biblioteche è costituita in seguito a un congresso, indetto dal Consorzio, a Roma dal 6 al 10 ottobre del 1908. Organo informativo della Federazione è il Bollettino delle Biblioteche Popolari, pubblicato dal 1907 al 1921.[23]
Alla Federazione aderisce un numero cospicuo di biblioteche popolari da ogni parte d'Italia: nel 1911 solo in Sicilia aderiscono 111 biblioteche popolari. Nello stesso anno a Palermo nasce l'Associazione Pro Biblioteche Popolari che pubblica il bollettino dal titolo Verso la luce! dal 1911 al 1914 con una periodicità irregolare.[24]
Una lettera dell'11 gennaio del 1922, scritta da Salvatore Mistretta, segretario dell'associazione palermitana, a «Peppino» (probabilmente un certo prof. Giuseppe Accardi) presidente della Società per la Biblioteca Popolare di Casteldaccia, informa quest'ultimo che la biblioteca casteldaccese non risulta fra il novero delle biblioteche popolari aderenti alla Federazione Italiana.[25] Nella lettera sono spiegate le modalità di adesione e i vantaggi provenienti da tale atto, tra cui un sussidio dal Ministero dell'Istruzione. Mistretta, inoltre, consiglia a «Peppino» di «far costituire in seno alla Biblioteca un corso di coltura popolare»[26] poiché 


indispensabile anche agli analfabeti, nel quale potranno tenere facili conversazioni gl'insegnanti, i medici, gli avvocati, i farmacisti, i periti agronomi, ecc., con un programma che d'istruzione che interessi la vita pratica, che valga ad allargare la scarsa cultura del popolo, e che lo illumini sui problemi sociali pi importanti, in modo tale da valorizzarne il lavoro produttivo in tutti i campi dell'attività umana.[27]


Alla lettera di Mistretta erano allegati le norme per aderire alla Federazione Italiana, uno schema di statuto per la biblioteca popolare e le istruzioni per l'istituzione di un corso di cultura popolare. È probabili che la Biblioteca di Casteldaccia non abbia aderito alla Federazione, poiché una condizione è il trasferimento dell'intero patrimonio librario alla Federazione in caso di scioglimento della società, mentre il patrimonio si è conservato in parte sino ad oggi. 
In pieno regime fascista, il socio Michelangelo Canale invia una lettera al presidente della Biblioteca Popolare per chiedere una trattativa con il Dopolavoro locale al fine di «immettere fra i soci della biblioteca tutti quelli del dopolavoro, dietro un tenue compenso mensile».[28] La proposta comprende anche una serie di condizioni ben precise: una quota mensile di 30 centesimi di lire per ogni «dopolavorista» a carico del Dopolavoro; nessuna ingerenza da parte di autorità o altre associazioni; diritto di solo prestito ai soci del Dopolavoro; diritto di rappresentanza in seno al consiglio di amministrazione della biblioteca per il Dopolavoro.[29] La proposta di Michelangelo Canale è sottoposta nell'estate del 1936 all'approvazione dell'assemblea generale, la quale delibera di ammettere gratuitamente tutti i soci del Dopolavoro fascista al prestito dei libri della Biblioteca Popolare.[30] Sebbene i documenti che trattano questa vicenda siano intrisi della tipica retorica di quegli anni, non è difficile ammettere che dietro quest'operazione ci sia stato un tentativo di ottenere qualche aiuto finanziario per il mantenimento della biblioteca e l'acquisto di nuovi libri.[31] Infatti, anche gli anni Trenta sono caratterizzati dalla ricerca di fondi, come risulta dalla lettera indirizzata al Provveditore degli Studi, inviata il 28 ottobre del 1932, con la quale si chiede un «un autorevole appoggio morale e [...] qualche sussidio in denaro o in libri, per contribuire alla sempre maggiore ascensione della [...] benemerita biblioteca».[32] Una richiesta di libri in dono è avanzata al Touring Club italiano, in data 8 dicembre 1932, che tuttavia non è accolta in quanto «le richieste del genere pervenute in questi ultimi tempi da Dopolavoro vari, da Gruppi Universitari Fascisti, da Sezioni del P. N. F., ecc. ecc. sono tante e tante che non ci è assolutamente possibile - per ovvie ragioni - di dar loro evasione».[33] Nell'aprile del 1933 viene, invece, concesso alla Biblioteca Popolare Circolante un sussidio di lire 200 da parte del Ministero dell'Educazione Nazionale, su precedente richiesta del 6 novembre dell'anno precedente.[34]
L'ultimo documento che attesta l'esistenza della biblioteca è datato 12 agosto 1936 ed è la lettera che il Presidente invia al Comitato Comunale del "Dopolavoro" di Casteldaccia, con cui si comunica la decisione della Società per la Biblioteca Popolare Circolante di «ammettere tutti i soci del Dopolavoro Sezionale [...] ad usufruire gratuitamente del prestito dei libri a domicilio».[35]
Della Biblioteca Popolare Circolante di Casteldaccia non si ha più traccia e rimane tuttavia sconosciuto il motivo per cui una parte cospicua del patrimonio librario di questa si trovi oggi in possesso Parrocchia Maria SS. Immacolata di Casteldaccia.[36]


Il patrimonio librario 

La Biblioteca Popolare Circolante di Casteldaccia possiede, al momento della sua istituzione, un patrimonio librario di 372 volumi, tutti donati dai soci onorari della biblioteca.[37] Si tratta di testi scolastici - per la maggior parte -, di letture educative, di romanzi e di raccolta di poesie. 
Tra i documenti dell'istituzione, conservati dalla Parrocchia, è presente un inventario, nel quale sono registrati 1987 volumi (compresi anche i periodici). Il registro non è datato, tuttavia, è possibile ritenere che sia stato aggiornato fino al 1936, anno di pubblicazione del libro più recente. 
Oggi, dei 1987 libri del patrimonio bibliografico della Società della Biblioteca Popolare Circolante, rimangono 1126 libri e 28 periodici con diverse annate. 
L'archivio della Biblioteca comprende invece la Corrispondenza in entrata (12 documenti), Corrispondenza in uscita (7 docc.), Domande per soci (11 docc.), Registro di protocollo, registro di Ruolo dei socii onorarii e registro di inventario.


Pietro Simone Canale 




Per saperne di più sul fenomeno delle biblioteche popolari: D. Bertoni Jovine, Storia dell'educazione popolare in Italia, Bari, Laterza, 1965; M. L. Betri, Leggere, obbedire, combattere. Le biblioteche popolari durante il fascismo, Milano, Franco Angeli, 1991; E. Bottasso, Vicende e vocazione della biblioteca popolare, in La Biblioteca Pubblica. Esperienze e problemi, Torino, Associazione piemontese dei bibliotecari, 1973; G. Calò, La fondazione in Prato della prima biblioteca popolare italiana, in Pedagogia del Risorgimento, Firenze, Sansoni, 1965; A. Dotto, Bibliobus in Sicilia, Trieste, Associazione Italiana per le Biblioteche, 1958; E. Fabietti, La biblioteca popolare moderna, Milano, Vallardi, 1933; A. Giraldi, Antonio Bruni. Comunicazione tenuta al XIII Congresso dell'AIB, in «Accademie e Biblioteche d'Italia», XXXII (1964), pp. 113-125; G. Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dal 1861 ad oggi, Napoli, Liguori, 1985; Memorie e Documenti sulla fondazione della Biblioteca circolante di Prato, Prato 1866; C. Mollica, Le biblioteche popolari italiane nell'Ottocento, Roma, Tip. Agostiniana, 1935; S. Pivato, Don Bosco e la «cultura popolare», in Don Bosco nella storia della cultura popolare, a cura di F. Traniello, Torino, SEI, 1987; S. Pivato, Movimento operaio e istruzione popolare nell'Italia liberale, Milano, Franco Angeli, 1986; F. Traniello, La cultura popolare cattolica nell'Italia unita, in Fare gli italiani. Scuola e cultura nell'Italia contemporanea, a cura di S. Soldani e G. Turi, Bologna, Il Mulino, 1993; P. Traniello, La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell'Europa contemporanea, Bologna, Il Mulino, 1997; M. G. Rosada, Biblioteche popolari e politica culturale del PSI tra Ottocento e Novecento, in «Movimento operaio e socialista», 23 (1977), n. 2-3, pp. 259-288; R. Vecchiet, Per una storia delle biblioteche popolari in Italia. 1. Modelli ideologici e presupposti culturali nella esperienza di Antonio Bruni, in «Biblioteche oggi», 10 (1992), n. 3, pp. 321-339; Id., Per una storia delle biblioteche popolari in Italia. 2. Ettore Fabietti e le cultura socialista in Italia, «Biblioteche oggi», 10 (1992), n. 5, pp. 563-582. 


Note in appendice:

[1] Biblioteca Parrocchiale di Casteldaccia (d'ora in poi BPC), Archivio della Biblioteca Popolare Circolante (d'ora in poi ABP), Registro di protocollo, Casteldaccia 1° gennaio 1877, s. n. Parte del patrimonio librario e dei documenti, che citerò in questi brevi appunti e note, sono attualmente conservati presso la Biblioteca della Parrocchia Maria SS. Immacolata di Casteldaccia. 

[2] Ibid. Soci onorari della Biblioteca Popolare Circolante di Casteldaccia sono: Andrea Abbate, che dona 13 libri e una lira; Emanuele Abbate, 10 libri; Giuseppe Alliata Principe di Villafranca, 10 lire; Santi Adorno, 10 libri e 7 opuscoli; Giovanni Amato, 3 libri; Pietro Araja, 1 libro; Ettore Balistreri, 1 libro; dott. Ferdinando Balistreri, 1 libro; Concettina Bucca, 6 libri e 3 lire; Eugenio Beccadelli duchino Adragna, 10 lire; Baggiolini, 9 libri; Francesca Bonaccolto, 2 libri; Salvatore Cacopardo, 11 libri; Lorenzo Caldù e Maria Roccaforte, 5 lire; Fratelli Carini, 49 libri; sac. Francesco Castronovo, 3 libri; Carlo Calò di Onofrio, 1 lira; Avv. Domenico Dibernardo, 7 libri e 5,50 lire; sac. Liborio Dibernardo, 8 libri; Dibernardo*, 2 libri; sac. Enrico Dimarco, 7 libri; Abele Ferrario, 28 libri; Giovanni Gattuso, 2 libri; Pietro Giambrone, 1 libro; Achille Giordano capostazione di Casteldaccia, 63 libri; sac. Sebastiano Gisiano, 2 libri; Stanislao Glorioso, 5 libri; Giuseppe Genova, 1 libro; Giuseppe Gelso, 1 libro; cav. dott. Giovanni Lamanna, 8 libri; Francesco Licari, 2 lire; Gaetano Micciancio, 9 libri e 1 lira; Monroy di Ranchibile, 12 libri; Salvatore Modica, 9 libri e 3 lire; Vincenzo Monastero, 10 libri; Pietro Micciancio, 1 libro; avv. Marco Antonio Motisi, 2 libri; prof. Giacomo Oddo, 15 libri; cav. prof. Carlo Pozzi, 6 libri; Giuseppina Parra, 5 libri e 5 lire; Giuseppe Russo, 4 libri e 3 lire; ciantro Pietro Sanfilippo, 2 libri; Clotilde Salussolia*, 2 lire; avv. Salvatore Traino, 4 libri; avv. Francesco Paolo Tesauro, 5 lire; Giuseppe Taormina, 19 libri; Giuseppe Tusa, 13 libri; 1 lira; Pietro Viviani, 2 lire (BPC, ABP, Ruolo dei socii onorarii, Casteldaccia, s. d., s. n.). 

[3] A. Dotto, Bibliobus in Sicilia, Trieste, Associazione Italiana per le Biblioteche, 1958, p. 13. 

[4] BPC, ABP, Miscellanea, Palermo s. d., Associazione "pro Biblioteche Popolari" Palermo, s. n. 

[5] P. Traniello, La biblioteca pubblica. Storia di un istituto nell'Europa contemporanea, Bologna, Il Mulino, 1997, pp.144-5. 

[6] Ivi, p. 146. 

[7] Ibid. 

[8] BPC, ABP, Registro di protocollo, Casteldaccia 1° gennaio 1877, Deliberazione, s. n. 

[9] P. Traniello, La biblioteca pubblica, cit., p. 148. 

[10] Statuto fondamentale della Società per la Biblioteca Popolare Circolante Guido Baccelli di Casteldaccia (Istruzione, lavoro, economia), Palermo, Casa Editrice Era Nova, 1900. 

[11] Ivi, p. 3. 

[12] Ibid. 

[13] Su Guido Baccelli vedi Mario Crespi, Baccelli, Guido, in Dizionario Biografico degli Italiani, V, Roma, Treccani, 1963; disponibile anche in rete http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-baccelli_(Dizionario-Biografico)/ (ultimo accesso: 14/11/2013). 

[14] Statuto fondamentale, cit., p. 4. Esempio di domanda di iscrizione alla società: «Il sottoscritto Canale Michelangelo figlio di Pietro chiede di essere iscritto da oggi fra i soci della Biblioteca Popolare Circolante G. Baccelli di Casteldaccia e si obbliga a corrispondere la quota mensile stabilita e di sottostare a tutti gli obblighi previsti dallo statuto. Casteldaccia 27-10-921 M. Canale» (BPC, ABP, Domande per soci, Casteldaccia 27 ottobre 1921, Domanda di ammissione, s. n.). 

[15] Statuto fondamentale, cit., p. 4. 

[16] Ibid. 

[17] Ivi, p. 5. 

[18] Ivi, pp. 5-6. 

[19] Su Vittorio Emanuele Orlando vedi Giulio Cianferotti, Orlando, Vittorio Emanuele, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXXIX, Roma, Treccani, 2013; disponibile anche in rete http://www.treccani.it/enciclopedia/vittorio-emanuele-orlando_(Dizionario-Biografico)/ (ultimo accesso: 19/11/2013). 

[20] BPC, ABP, Corrispondenza in uscita, Casteldaccia 19 ottobre 1903, s. n. 

[21] BPC, ABP, Corrispondenza in uscita, Casteldaccia 25 settembre 1906, s. n. 

[22] Ibid. 

[23] Le biblioteche popolari nella Provincia di Milano a cavallo tra Ottocento e Novecento, a cura di C. Carpinelli e K. Toia, in L'Archivio storico della Provincia di Milano riscopre i suoi tesori, Milano 2012, disponibile in rete http://www.academia.edu/2643289/Larchivio_storico_della_Provincia_di_Milano_riscopre_i_suoi_tesori._Le_biblioteche_popolari_a_cavallo_tra_Ottocento_e_Novecento_Centro_stampa_Provincia_di_Milano_settembre_2012 (ultimo accesso: 25/11/2013). 

[24] Cf. P. Traniello, La biblioteca pubblica, cit., p. 154. 

[25] BPC, ABP, Corrispondenza in entrata, Palermo 11 gennaio 1922, Lettera del segretario dell'Associazione "pro Biblioteche Popolari", s. n. 

[26] BPC, ABP, Corrispondenza in entrata, Palermo 11 gennaio 1922, Lettera del segretario dell'Associazione "pro Biblioteche Popolari", s. n. 

[27] BPC, ABP, Miscellanea, Palermo s. d., Associazione "pro Biblioteche Popolari" Palermo, s. n. 

[28] BPC, ABP, Corrispondenza in entrata, Palermo 28 gennaio 1931, Lettera al presidente della Biblioteca "Guido Baccelli", s. n. 

[29] Ibid. 

[30] BPC, ABP, Corrispondenza in uscita, Casteldaccia 10 agosto 1936, Lettera al Segretario Federale, s. n. 

[31] Per le biblioteche popolari sotto il regime fascista vd. M. L. Betri, Leggere, obbedire, combattere. Le biblioteche popolari durante il fascismo, Milano, Franco Angeli, 1991; G. Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in Italia dall'Unità ad oggi, Napoli, Liguori, 1985. 

[32] BPC, ABP, Corrispondenza in uscita, Casteldaccia 28 ottobre 1932, Lettera al Provveditore degli Studi, s. n. 

[33] BPC, ABP, Corrispondenza in uscita, Casteldaccia 8 dicembre 1932, Lettera al Touring Club Italiano, s. n. 

[34] BPC, ABP, Corrispondenza in entrata, Roma 8 aprile 1933, Lettera dal Ministero dell'Educazione Nazionale - Direzione generale delle accademie e delle biblioteche, s. n. 

[35] BPC, ABP, Corrispondenza in uscita, Casteldaccia 12 agosto 1936, Lettera al Presidente del Comitato Comunale del "Dopolavoro" di Casteldaccia, s. n. 

[36] Ringrazio vivamente padre Salvatore Pagano, parroco di Casteldaccia, per avermi dato la possibilità di ordinare i volumi della Biblioteca Popolare Circolante, cosa che ha reso possibile il ritrovamento dei documenti qui citati. 

[37] BPC, ABP, Ruolo dei socii onorarii, Casteldaccia, s. d., s. n.

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