mercoledì 26 febbraio 2014

Trentunesimo anniversario della marcia antimafia. Nasce CasteldacciaPuntoDoc

Nell'estate del 1982 vennero uccisi 21 uomini in 14 giorni nei comuni di Casteldaccia, Bagheria e Altavilla Milicia, ribattezzati dalla stampa "il triangolo della morte". Il 26 febbraio 1983 si svolse la prima marcia antimafia contro la mafia e contro la droga da Bagheria a Casteldaccia lungo la strada dei valloni. Oggi, 31 anni dopo, la Provincia accoglie la richiesta - formulata l'anno scorso dal Centro Studi Pio La Torre - di intitolare quella strada alla "Marcia antimafia 26/2/1983". In mattinata si terrà una manifestazione per la scopertura delle targhe prima a Casteldaccia e poi a Bagheria. Abbiamo scelto l'anniversario di questo importante momento di risveglio civile per far partire il nostro progetto di ricerca storica e archivio storico online Casteldaccia Punto Doc, che comincia oggi le pubblicazioni con un saggio breve ma dettagliatissimo - a firma di Piero Canale - sul caso di Andrea Raia, sindacalista ucciso dalla mafia a Casteldaccia nel 1944 e i cui assassini, coincidenza, molto probabilmente fuggirono proprio per la via dei valloni. Nel testo di Canale vengono citati i verbali del processo, gli atti dei carabinieri e altri documenti finora mai pubblicati in nessuna testata giornalistica nè altra fonte pubblicistica. E questo è solo l'inizio. Casteldaccia Punto Doc da oggi in poi racconterà tutti i fatti rilevanti della storia del nostro territorio, senza tralasciare quelli più traumatici e dolorosi. CasteldacciaPuntoDoc è un progetto totalmente indipendente e volontario, senza coperture politiche, patrocini istituzionali e santi in paradiso. Gli autori sono Piero Canale, storico e archivista, e Nino Fricano,  giornalista e comunicatore. Leggi qui la presentazione del nostro progetto.
Sull'estate del 1982 verrà presto pubblicato un approfondito dossier su CasteldacciaPuntoDoc. Di seguito il ricordo della marcia del 1983 a firma di Angelo Gargano, pubblicato l'anno scorso - per il trentennale - sul notiziario online Bagheria News.
Furono anni terribili gli anni '80, e non solo per la Sicilia. Nel 1982 il 30 di aprile venivano uccisi Pio La Torre, segretario regionale del Partito Comunista e il suo autista Rosario Di Salvo; appena quattro mesi dopo il 2 settembre veniva ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro el'agente di scorta Russo: Dalla Chiesa era mandato dal governo tre mesi prima quale Alto Commissario per la lotta contro la mafia. Nel mezzo un centinaio di omicidi, venti dei quali in soli trenta giorni tra la fine di luglio e la fine di agosto consumati in quel territorio traBagheria, Casteldaccia e Ficarazzi che si guadagnò nel mondo il triste appellativo di "triangolo della morte". Erano i tempi in cui la voce popolare, poi processualmente documentata, sosteneva che a Bagheria c'erano almeno due raffinerie di eroina, che poi da Bagheria ignare casalinghe e anonimi signornessuno portavano negli USA. Al ritorno iniziavano una attività commerciale o imprenditoriale o compravano casa e macchine nuove. Ed i rivoli dei proventi del traffico dell'eroina restavano nella tasche di tanta gente che poi reinvestiva; i prezzi di case e dei terreni, anche agricoli, avevano raggiunto valori impensabili, il fenomeno dell'abusivismo veniva alimentato sì dalla fame di case, ma anche da una insolita disponibilità di denaro. Erano i tempi in cui sindaci democristiani di Bagheria sostenevano l'inesistenza della mafia, e fu l'anno in cui il killer di mafia Prestifilippo poteva, con il silenzio complice dell'amministrazione del tempo, iniziare quello scempio sull'Arco azzurro che ha richiesto poi trenta anni per essere cancellato. Ecco era questo il clima che si viveva a Bagheria: alla morte di un capomafia, Tommaso Scaduto, morto da latitante ma in casa propria, si svolse un vero e proprio pellegrinaggio (soprattutto notturno) di personalità del mondo della politica, delle imprese e delle professioni che andarono ad ossequiarlo; ed ai suoi funerali c'era un parterre de roi formato da decine di polirici. Ma la talpa scavava, e c'era gente che a quello stato di cose non si rassegnava: c'erano i giovani, il movimento studentesco, c'erano i partiti, quello comunista soprattutto, c'erano i sindacati, c'era la Chiesa con i nuovi presbiteri che avevano le idee chiare sul ruolo del magistero religioso, c'era a Palermo il cardinale Salvatore Pappalardo che non tacque. Ed i frutti si raccolsero. Due in particolare le cose di quel periodo, che a a nostro avviso, dovrebbero essere ricordate a quanti non c'erano e che dovrebbero essere scolpite nel marmo e nella memoria dei giovani. Il j'accuse dell'on. Giuseppe Speciale, capogroppo in consiglio comunale per il Partito Comunista e il documento dei parroci del territorio: due le frasi che possono essere considerate emblematiche di una svolta nel modo di sentire il rapporto con cosa nostra che allora si chiamava mafia. Il primo: nel silenzio quasi tombale di un'aula consiliare in cui sedevano almeno una ventina tra consiglieri, sindaci ex sindaci e assessori che avevavno partecipato al funerale del capomafia Tommaso Scaduto, Peppino Speciale tuonò:"Voi non siete andati a quel funerale per rendere omaggio ad un morto , ma siete andati per farvi riconoscere e fare professione di disponibilità di fronte ai vivi che restano". Nell'aula calò il gelo. Ed ancora quel passaggio nel documento dei presbiteri che fece il giro del mondo ed in cui si diceva:" Non è più tollerabile assistere allo spettacolo dei politici ai funerali dei mafiosi" Da allora fu la svolta. (Leggi qui l'articolo integrale)
Foto: Archivio Pietro Pagano (Da BagheriaNews)
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2) Per contestualizzare, la Seconda Guerra di Mafia (da WikiMafia).

3) Trentennale, 2013. Articolo Vito Lo Monaco (su Repubblica). "Quel triangolo della morte dove ha regnato il terrore" (Angelo Vecchio su LiveSicilia). 

4) "Verba volant, foto manent. Sulle commemorazioni" (Giorgio D'Amato su Pupi di Zuccaro).

3 commenti:

  1. Mai l'uso del blog fu così nobilitato; è grandiosa l'idea di offrire uno strumento di rielaborazione del ns passato, innanzitutto perchè certi eventi non tornino ad insanguare il nostro futuro, ma perchè tanti vogliono mettere una lapide sulla verità.
    In una occasione, parlando di mafia, qualcuno (di professione giornalista) mi disse che abitava da anni a Casteldaccia e mai aveva avuto sentore di puzza di mafia.
    Non gli dissi che era "naschi attuppati" ma lo meritava.
    Ottimo Nino, da vero giornalista offre il suo articolo e documenta con la dovizia di un David Foster Wallace.
    Giorgio D'AMato

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  2. l'uso del blog come strumento di diffusione quì trova la sua massima efficacia: costruire una memoria storica su un periodo che tanti non vogliono rielaborare, tanti che dicono che non bisogna smuovere tombini perchè può uscire solo puzza.
    I tombini vanno smossi, attraverso lo studio di quel che è successo forse potremo evitare che le strade non tornino ad essere ancora insanguinate.
    Nessuno ha dimenticato il terrore dei giorni del triangolo, eppure c'è qualcuno (un giornalista) che in una occasione mi disse che lui viveva da anni a Casteldaccia e mai aveva avuto che in paese ci fosse la mafia.
    Beh, avrà i naschi attuppati.
    Bravo Nino che documenta i suoi scritti grandiosi con documenti, proprio alla DWF!
    Giorgio D'Amato

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  3. La marcia antimafia del 1983 e' lo sbocco naturale dell'indignazione sollecitata dall'omicidio del generale C.A. Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro,per la prima volta l'indignazione contro la mafia diventa fenomeno di massa e in seguito all'azione di alcuni sacerdoti tra cui Cosimo Scordato si costituisce il primo comitato popolare di lotta alla mafia.Io ho frequentato quel comitato e tra i tanti episodi vorrei ricordarne uno .Un giovanissimo Peppuccio Tornatore ci venne a trovare nella sede che dava sulla via San Giuseppe,e volle avere il nostro giudizio sulla sceneggiatura del film 100 giorni a Palermo che raccontava la vicenda del generale Dalla Chiesa.Tornatore era lo sceneggiatore ed il vice regista di quel film.Ricordo che gli chiesi di evidenziare nel suo racconto quel clima nuovo di ribellione alla mafia che poi sfocio' nella grandiosa manifestazione del febbraio 1983.Purtroppo l'invito non fu raccolto forse perche' il film era in fase avanzata di lavorazione, ma rimane la memoria di un incontro con colui che di li a poco sarebbe diventato un dei piu' celebrati registi del cinema internazionale.

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