venerdì 6 marzo 2015

"La mia poesia, la mia anima in tormento" Storia di Elvezio Petix

di Pietro Simone Canale

Elvezio Petix (pseudonimo di Elvezio Cara Pitissi) nacque a Lugano il 6 marzo del 1912. Era il primo di undici fratelli e la scelta del nome ricadde proprio sul fatto che fosse il primo della famiglia a nascere in Svizzera. Le origini erano tuttavia altre: la madre era di Palermo e il padre di Genova. Dopo numerosi trasferimenti Elvezio Petix e la sua famiglia si stabilirono a Casteldaccia. 

La vita non è stata tenera con me, ma nonostante ciò sono riuscito a superare i momenti più duri rinchiudendomi in me stesso ed esprimendo le mie sensazioni nella poesia, che è stata l'unica vera compagna della mia vita.
Già a 12 anni cominciai a scrivere. A quel tempo, non essendovi luce elettrica, si usavano le candele, che la notte venivano spente e io, per scrivere senza disturbare i miei fratelli, mi affacciavo al balcone e scrivevo servendomi della luce del lampione.

Fu per caso che un giorno mia madre, rovistando nei miei cassetti, trovò la mia prima poesia Poi tu cuntu e la fece pubblicare su un giornale letterario, così la mia passione poetica fu conosciuta nell'ambito familiare.
Anche se la mia passione era di scrivere poesie, da grande lavorai all'Ufficio Imposte Dirette di Bagheria e mi ripromettevo che, entrato in pensione, mi sarei dedicato esclusivamente ai miei componimenti poetici.[1]

Le poesie di Elvezio Petix sono raccolte in quattro libri: 
- Pianoforte suona all'alba
- Dialoghi bianchi
- Onde di braccia e respiri
- A Pellegrina
La sua produzione poetica comprende anche il romanzo San Michele ha la bocca piena di nuvole, la traduzione in dialetto siciliano dell'opera Trenta poesie di Cesare Fargiani, scritta in dialetto abruzzese, più moltissime poesie pubblicate in varie riviste letterarie, come La Fiera letteraria e Ariu di Sicilia, e in vari quotidiani, ad esempio L'Ora e La voce socialista
A Casteldaccia la vena creatrice di Elvezio Petix si concretizzò anche in forma teatrale. Per alcune compagnie teatrali casteldaccesi, formate prevalentemente da ragazzi, egli scrisse alcune commedie tra cui una trasposizione in versi in dialetto siciliano de La Giara di Luigi Pirandello, illustrata da Mario Piraino. 
Perché sono diventato poeta?
È la mia anima in tormento che mi porta a scrivere ciò che gli altri non possono capire. Infatti, le mie poesie esprimono in modo particolare i miei sentimenti turbati dal mondo contemporaneo e scaturiscono dall'amore per la famiglia, dal rimpianto della gioventù, dal desiderio di fraternità e di solidarietà tra gli uomini. In alcune tratto il problema dell'uomo del Sud, la mia terra con la sua sofferenza muta e angosciata. Ho avuto molti riconoscimenti ufficiali dei quali non mi vanto. Il mio più importante premio è quello avuto a Lanciano: la medaglia d'oro nel '69 per la poesia dialettale.
Altri premi sono stati quello di Nuova Friuli Udine vinto nel 1975 e il 5° premio sulle poesie dialettali a Palermo 1974. La mia vita è stata silenziosa, ma ora forse il mio vero sogno di non essere vissuto invano si avvera con voi giovani studenti che mi date il conforto che tutto ciò che ho scritto sia valso a qualcosa. Spero che serva a farvi capire come la vita perda il suo significato se non ci amiamo, se non cerchiamo di affrontarla tutti insieme coraggiosamente, apprezzandone gli aspetti che mai potranno mutare: l'amore, la famiglia, l'amicizia, la solidarietà fraterna.
Se avete capito tutto ciò, questo sarà il maggior premio che io abbia mai potuto ricevere.[2]
Elvezio Petix muore il 24 novembre del 1976 

Da vent'anni a Casteldaccia si svolge il Premio di poesia Elvezio Petix, organizzato dall'Assessorato alla Cultura del Comune. 

Alleghiamo all'articolo il libro pubblicato dal Comune di Casteldaccia nel 1994 per rendere omaggio il poeta concittadino. 







[1] Le parti citate sono tratte dalla biografia dell'autore scritta dagli alunni della III F della Scuola Media "Luigi Capuana" di Casteldaccia in occasione di un recital scolastico delle poesie di Petix nell'anno 1986, anno del decimo anniversario della scomparsa. Vd. E. Petix, ... Po tu cuntu. Omaggio del Comune di Casteldaccia al poeta concittadino, Bagheria, s. e., 1994. 

[2] Ibid.

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