mercoledì 24 dicembre 2014

«Nasciu lu Bambineddu» - Musica e poesia e nella tradizione natalizia casteldaccese

CasteldacciaPuntoDoc vuole augurarvi un buon Natale pubblicando il testo di una delle più belle canzoni natalizie in siciliano. Il testo è la musica sono stati composti da Giuseppe Vassallo, insegnante di musica in pensione. 


NASCIU LU BAMBINEDDU 

Rit. Dormi dormi bambineddu, 
Duci duci di mamma to' (2 volte) 

E nasciu lu Bambineddu 
e nasciu chiù duci di prima 
d'unni vinni stu masculiddu 
lu Signuri ci lu mannò. 
Lu mannò d'intra a manciatura 
pi mustrari la puvirtà. 
Li ricchizzi nun sunnu nenti 
pi li sordi un s'ammazzanu genti. 
Aiutati li puvireddi 
i picciriddi e li vicchiareddi 
diciticillu a chi nun lu sapi 
a chi nun ci viri 
a chi nun ci senti. 

domenica 21 dicembre 2014

"Cittadinanza Onoraria" a Padre Cosimo Scordato: la proposta della Consulta della Cultura

Consulta della Cultura

Oggetto: proposta di conferimento della cittadinanza onoraria a Padre Cosimo Scordato

La Consulta della Cultura, insieme con le associazioni culturali e di promozione sociale e con i tanti cittadini attivi nel mondo della cultura e del sociale, ritiene di interpretare un desiderio condiviso da tutta la comunità casteldaccese proponendo il conferimento della cittadinanza onoraria a Padre Cosimo Scordato.
La comunità tutta sente Padre Cosimo Scordato come una figura che le appartiene e le vuole riconoscere il contributo del tutto speciale che ha dato negli anni scorsi ’70 e ’80 alla crescita umana, civile culturale e spirituale di un’intera generazione.
Quegli anni sono ricordati da tutti noi come un periodo di grandi fermenti culturali e sociali, in cui si sono sviluppati e da cui sono nati i primi germogli di legalità e di libertà individuale.

sabato 20 dicembre 2014

Tra Amarcord e buoni propositi: Casteldaccia conferisce la cittadinanza onoraria a padre Cosimo Scordato

di Marta Riccobono

Lo scorso 17 dicembre 2014 l’Amministrazione comunale di Casteldaccia, accogliendo la proposta della Consulta della Cultura, ha conferito la cittadinanza onoraria a padre Cosimo Scordato, il sacerdote che insieme a padre Mariano Lo Coco ha guidato la comunità casteldaccese per circa dieci anni, tra il 1973 e i primi anni ’80. A quel tempo Casteldaccia era tristemente nota per essere, insieme ad Altavilla e Bagheria, uno dei vertici del cosiddetto “triangolo della morte”: le ammazzatine mafiose erano all’ordine del giorno, e alla messa domenicale i capimafia sedevano al primo banco della Chiesa. Padre Cosimo, “uomo dall’intelligenza vivace e creativa”, come lo definisce il Vescovo di Cefalù Mons. Manzella, con grande sensibilità raccolse il desiderio di cambiamento che iniziava allora a maturare nei casteldaccesi, soprattutto in quelli più giovani, e fece della parrocchia un centro di discussione e di confronto. Lo spirito del Concilio Vaticano II si mescolò con le istanze pacifiste ereditate dai movimenti giovanili del ’68, padre Cosimo riunì la “meglio gioventù” casteldaccese e tutti insieme diedero vita ad un centro culturale sede di attività ricreative e di accesi dibattiti, e al giornalino ’A Zotta, sul quale si parlava anche e soprattutto di politica. Ma il nome di padre Scordato è legato ad un altro avvenimento, che si può ben definire “storico”: la marcia antimafia che nel febbraio ’83 unì (letteralmente) Casteldaccia e Bagheria, due vertici del triangolo di sangue, mobilitando una grande massa di cittadini che decisero di sfidare a viso aperto il potere mafioso. E siccome nello spirito del Concilio rientrava anche il superamento degli steccati ideologici in nome del bene comune, padre Cosimo la marcia la organizzò insieme ai comunisti. Se ne ricorda bene Vito Lo Monaco, oggi presidente del centro studi “Pio La Torre”: tra quei giovani militanti del PCI c’era anche lui, a girare casa per casa insieme a padre Cosimo, invitando i casteldaccesi ad unirsi alla marcia.

Storia del pittore Calogero Drago

di Pietro Simone Canale

Calogero Drago nasce a Casteldaccia l'8 dicembre 1900.
«Sin da bambino manifesta l'attitudine al disegno ed alla manipolazione di materiali con cui realizza giochi, piccole sculture e soprattutto disegni su ogni tipo di supporto che trova a disposizione. Da ragazzino viene a contatto con lo scultore casteldaccese Pietro Piraino, che, incuriosito dalla vivacità artistica di Calogero, lo porta con sé a Roma per due lunghi periodi (circa 4 anni). A Roma Calogero viene a contatto con l'ambiente artistico di via Margutta, dove Piraino ha il suo studio/laboratorio. Non vi è dubbio che queste esperienze romane segnano profondamente Calogero che da quell'osservatorio privilegiato può coltivare al meglio le sue doti figurative. Non conosciamo bene i motivi per cui non abbia potuto continuare a seguire lo scultore Piraino, o comunque intraprendere un percorso di studi che lo avrebbe portato sicuramente a raggiungere eccellenti risultati, fatto sta che, rientrato a Casteldaccia, dopo un breve periodo nell'Arma dei Carabinieri, mette su famiglia e lavora presso un'azienda agricola.

giovedì 4 dicembre 2014

«Questa è la storia di bravi ragazzi...»: 30 anni di scoutismo a Casteldaccia (1984-2014)*

di Pietro Simone Canale

«Il movimento dei boy-scouts è una organizzazione giovanile internazionale, apolitica, amilitare e interconfessionale, sorta in Inghilterra nel 1907, per iniziativa del generale sir Robert S. Baden-Powell»,[1] che gli scout e le guide di tutto il mondo e di ogni tempo chiamano B. P..
Il movimento scout si propone l'obiettivo «di formare il carattere del ragazzo», appunto "boy", e farli diventare buoni cittadini e buoni cristiani. Attraverso il principio del "tutto col gioco, nulla per gioco", lo scoutismo si propone come vero e proprio metodo educativo. I criteri base del metodo educativo scout sono il contatto con la natura; la fiducia nel ragazzo; l'autogoverno nella vita associata; lo sviluppo di capacità manuali ed espressive. «Affinché il ragazzo riesca a condurre questa vita occorre il supporto di una legge morale; questa è condensata in 10 articoli che sono uguali per tutte le associazioni del mondo».[2]

mercoledì 26 novembre 2014

L'estate che sparavano di Giorgio D'Amato

Giorgio D'Amato, L'estate che sparavano, Messina, Mesogea, 2012, 144 pp., (Petrolio, 5), ISBN 9788846921161.

Il romanzo L'estate che sparavano ricostruisce i mesi di fuoco in cui il nome di Casteldaccia rimbalzò sui giornali di tutta italia come uno dei vertici del famigerato “triangolo della morte”, insieme a Bagheria ed Altavilla Milicia. L'autore, Giorgio D'Amato, che in quegli anni lavorava in un bar di Casteldaccia, ha ricostruito quel periodo anche con l'ausilio di testimonianze dirette – come soggetti coinvolti a più livelli in quelle dinamiche mafiose - oltre ad un approfondito lavoro di documentazione su fonti pubblicistiche, giornalistiche ed atti processuali.

Così la presentazione del libro:

Il 3 agosto 1982 a Casteldaccia viene ucciso il cognato del boss Filippo Marchese, uno dei più sanguinari uomini di Cosa Nostra. Nell’arco di 8 giorni moriranno 15 persone. A ricostruire i delitti e dare un profilo chiaro dei killer e delle vittime è un narratore insolito, un ragazzino di sedici anni, che mischia al lucido racconto degli eventi storici le esperienze di vita quotidiana, la cultura cinematografica e quella letteraria, ma soprattutto lo stretto legame che lo lega al suo amico Antonio. Con un registro preciso ma semplice, l’autore racconta una giovane generazione che vive anni di modernizzazione consumistica, in cui però non tutti sono estranei alle sollecitazioni culturali e ai sogni ribelli dei due decenni precedenti, nonostante il pressante contesto ad alta concentrazione mafiosa.

mercoledì 12 novembre 2014

Gaetano Montesanto. Il partigiano ucciso dai nazifascisti a Rivoli: "Tra gli eroi questo eroe"

di Pietro Simone Canale

Gaetano Montesanto nacque a Casteldaccia il 2 dicembre 1922 in una famiglia contadina. Svolse il servizio militare a Casale Monferrato presso un Reggimento di Artiglieria Pesante Campale.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu inviato con il proprio Reggimento a combattere in Russia. Riuscì a sopravvivere alla disfatta delle nostre truppe e, con i piedi in parte congelati, ritornò in Italia nell’inverno tra il ’42 ed il ’43. Venne prima ricoverato in un ospedale, non meglio identificato, ai confini con la ex-Jugoslavia. Successivamente venne inviato in convalescenza in Sicilia per un breve tempo.
Ritornato in Piemonte all’inizio di settembre del 1943 per ricongiungersi al proprio Reggimento, si trovò più il proprio reparto. Il collasso del regime fascista nel luglio del 1943 e l'armistizio dell'8 settembre dello stesso anno aveva causato la rotta dell'esercito e la divisione dell'Italia in due. Al sud il Regno d'Italia con il governo retto dal maresciallo Pietro Badoglio e al nord la Repubblica sociale italiana di Salò, guidata da Mussolini con l'ausilio dell'esercito tedesco.

giovedì 30 ottobre 2014

Il Gazzettino di Casteldaccia

Il Gazzettino di Casteldaccia fu un esperimento durato un unico numero, uscito nell'aprile 2004, realizzato da un gruppo di giovanissimi casteldaccesi: Carmelo Cirino, Alessio Buglino, Francesco Cirino, Alessandro Montesanto, Gaetano Fricano, Alfonso Tomasello (età media: 18 anni). Articoli e approfondimenti sulle poste di Casteldaccia, sulla statua del Milite Ignoto in piazza e sui costi della Torre del Duca di Salaparuta.


Scarica il pdf:


domenica 26 ottobre 2014

I duchi di Salaparuta (1992)

di Nino Fricano

Silvio Ruffino, I duchi di Salaparuta, Stass Palermo, 1989, pp. 175.

Anno 1989. In occasione dell'inaugurazione delle nuove cantine di Casteldaccia e del lancio dei nuovi prodotti col marchio Corvo, il presidente della “Casa Vinicola Duca di Salaparuta s.p.a.” presenta questo libro. Una storia dei Duchi di Salaparuta, la stirpe di nobili che ha creato l'azienda conosciuta in tutto il mondo per il suo vino.
L'impianto dell'opera è esplicitamente celebrativo, così come certi toni fin troppo entusiastici fanno un po' storcere il naso. Nonostante questo, il libro è sorprendente per la sua ricchezza di informazioni ed aneddoti, per la sua ottima contestualizzazione storica, per i ritratti dei nobili che vengono offerti al lettore con una scrittura semplice e gradevole e un gusto autentico per la narrazione.

venerdì 26 settembre 2014

«Casteldaccia nella storia della Sicilia» di mons. Rocco Russo (1961) - Il testo integrale

di Pietro Simone Canale

Rocco Russo, Casteldaccia nella storia della Sicilia. Memorie di ieri, Palermo, Edizioni Arti Grafiche Battaglia, 1961, 295 pp., ill. [*]

«Si superano, in breve volgere d'ore, distanze immense, si bruciano, in una sola giornata, esperienze ed attività che abbisognavano di anni. Difficilmente ci si trova, fermi, nel raccoglimento della ricerca e dello studio, nella riflessione su ciò che è stato e che spesso in tanta parte è presente tra noi, anche se non ce ne accorgiamo specie quando, a prima vista, può non sembrare utile ad agevolarci nella nostra ansia di procedere, di andare.
E non ci accorgiamo di trascurare una ricchezza: quella del nostro passato, del nostro passato non di singoli, ma di comunità, del nostro passato sociale, di ciò da cui proveniamo e in cui siamo inseriti, di ciò che tante volte spiega il presente e può gettare fasci di vivida luce sull'avvenire.
Una ricchezza, perduta, dunque, o comunque trascurata quella della storia: la storia della nostra comunità, della nostra piccola comunità, cui ci sentiamo o diciamo di essere distaccati, che comunque, spesso, preferiamo sfuggire bruciati dal vorticoso e sovraccarico volgere del giorno che passa.
Eppure, proprio lo sforzo di riallacciarsi al passato, di sentirsi continuazione ideale di esso, pur nelle forme e nei modi nuovi e necessari, potrebbe costruire, specie per i giovani, uno degli antidoti più efficaci al loro sentirsi 'rovesciati nel mondo', secondo l'espressione di un filosofo esistenzialista, a loro smarrirsi in pensieri di inutilità della vita, a loro cercare una strada che senza estraniarli da sé li renda tutti se stessi». Con queste parole Mario Fasino, Assessore regionale all'Industria, commercio e demanio, introduceva il libro di Rocco Russo, Casteldaccia nella storia della Sicilia.[1]

martedì 26 agosto 2014

160 anni dalla fondazione del Comune. Documento integrale n. 2

Decreto col quale il villaggio di Casteldaccia in provincia di Palermo, separandosi dal Comune di Sòlanto, è elevato a Comune [1]

Napoli, 1° maggio 1854

Ferdinando II, per la grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie, di Gerusalemme ec., Duca di Parma, Piacenza, Castro ec. ec. Gran Principe Ereditario di Toscana ec. ec. ec.
Veduto l'avviso della Consulta di Sicilia;
Veduto il rapporto del Tenente Generale Duca di Taormina Comandante in capo il primo Corpo di esercito, funzionante da nostro Luogotenente generale in Sicilia;
Udito il nostro Consiglio ordinario di Stato;
Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue.

Art. 1. - Il villaggio di Casteldaccia in provincia di Palermo, separandosi dal comune di Solanto, al quale di presente è aggregato, dal primo di gennajo 1855 sarà elevato a comune con amministrazione propria ed indipendente.

2. - Dall'Intendente di quella provincia, nelle forme di legge, saranno istruite le operazioni di risulta per la separazione de' territorio, per demarcazione de' confini per la ripartizione de' beni e de' pesi patrimoniali, in ragione del rispettivo numero delle popolazioni; per la formazione de' progetti degli stati discussi, per la formazione delle liste degli elegibili, e per la nomina ed istallazione del decurionato.

3. - Il nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari di Sicilia, ed il Tenente generale Duca di Taormina Comandante in capo il primo Corpo di esercito, funzionante da nostro Luogotenente generale di Sicilia, sono incaricati della esecuzione del presente decreto.

Ferdinando


Il Ministro Segretario di Stato
per gli Affari di Sicilia
G. Cassisi
Presidente del Consiglio de' Ministri
Il Ministro Segretario di Stato
Ferdinando Troja



[1] R. Russo, Casteldaccia nella storia di Sicilia. Memorie di ieri, Palermo, Edizioni Arti Grafiche Battaglia, 1961, p. 125.

domenica 10 agosto 2014

Casteldaccia ricorda Andrea Raia. 70 anni dopo (1944-2014)

Dopo decenni di buio e di silenzio Casteldaccia ricorda Andrea Raia, sindacalista ucciso dalla mafia la notte del 5 agosto 1944. Il neonato Comitato "Andrea Raia" organizza una tre giorni di incontri, proiezioni e letture pubbliche per ricordare una figura importante ed emblematica protagonista di un'epoca cruciale per la storia siciliana e italiana. Una figura che rischia di finire nell'oblio e diventare uno dei tanti “martiri dimenticati” siciliani.
Il “racconto pubblico” su Andrea Raia infatti è stato sempre lacunoso e stentato, anche se ad Andrea Raia era stata intitolata la sezione del PCI e poi anche una piazza in zona Nutricato.
Di seguito, una sintesi - pubblicata sul sito del Centro di Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre - dell'intervento di Vito Lo Monaco il 5 agosto 2014, giornata inaugurale della manifestazione "Casteldaccia ricorda Andrea Raia. 70 anni dopo (1944-2014)", della quale è possibile vedere il video integrale.

giovedì 31 luglio 2014

Estate 1982. Triangolo della morte Bagheria Casteldaccia Altavilla - Il dossier



di Nino Fricano

Estate 1982. Casteldaccia vive il suo periodo più traumatico. La mafia mostra la sua faccia folle e sanguinaria. Da forza silenziosa e paternalistica, legge e ordine dai metodi spicci, tradizione di ingiustizia sociale ma anche di stabilità e conservazione, la mafia diventa instabilità isterica, quotidianità gangsteristica, morti ammazzati, tantissimi morti ammazzati, e dunque massacro irrazionale, sparatorie in pieno giorno, ogni giorno, e soprattutto tanta, tanta paura.

Il romanzo L'estate che sparavano di Giorgio D'Amato ricostruisce quei giorni e quegli eventi. La voce narrante è quella di un ragazzino di 16 anni che lavora in un bar del paese. Il romanzo in questione (leggi qui la scheda) è stato fondamentale per la stesura di questo post, insieme alla consultazione dei giornali dell'epoca (L'Ora e Giornale di Sicilia) che potete visionare nelle due fotogallery di CasteldacciaPuntoDoc su Pinterest (clicca qui e qui)

domenica 27 luglio 2014

Sul triangolo della morte: Estate 1982, le femmine nude e le ammazzatine


Da StupeFatti Blog, a cura di Nino Fricano.

Estate 1982. l'Italia è campione del mondo. Tardelli corre e urla di gioia. Anche i siciliani urlano, e non solo di gioia. Ma correre, quello viene più difficile. Estate 1982. A Palermo e provincia ci sono concerti troppo belli. C'è De Gregori, i Pooh, Cocciante, Venditti, Baglioni, Morandi. Il 14 luglio alla Favorita arriva Frank Zappa (5). Però è un disastro. I poliziotti cominciano a lanciare lacrimogeni contro alcuni fan che hanno scavalcato le transenne. Il concerto viene interrotto. Frank Zappa incazzato nero. Dichiara “Cascasse il mondo, non tornerò mai più in Europa”.

sabato 26 luglio 2014

160 anni dalla fondazione del Comune. Documento integrale n. 1

Decreto riguardante la formazione, circoscrizione ed amministrazione de' due nuovi comune di Bagaria e di Solanto ne' reali dominj oltre il Faro1

Napoli, 21 settembre 1826

Art. 1. - I villaggi di Bagaria, Aspra, Santa Flavia, Casteldaccia, Solanto, Porticello e Sant'Elia sieno divisi dal Comune di Palermo, e formino due comuni separati; cioè: Bagaria, composto da Bagaria ed Aspra, colla residenza dell'amministrazione nel primo; Solanto, composto da Santa Flavia, Casteldaccia, Solanto, Porticello e Sant'Elia, colla residenza dell'amministrazione in Santa Flavia.

giovedì 26 giugno 2014

1° maggio 2014. 160 anni dalla fondazione del Comune di Casteldaccia

di Pietro Simone Canale

La storia amministrativa del Comune di Casteldaccia inizia il 1° gennaio 1855, quando Ferdinando II,[1] re delle Due Sicilie, sancisce la separazione dal Comune di Solanto con decreto del 1° maggio 1854.[2]
È necessario, tuttavia, fare un salto indietro di poco meno di 29 anni, e precisamente al 21 settembre 1826, quando Francesco, re delle Due Sicilie, decreta la formazione dei comuni di Bagaria (l'odierna Bagheria) e di Solanto (oggi Santa Flavia). «Il villaggio di Casteldaccia» - così è definito nel decreto - viene diviso dal territorio del comune di Palermo e, insieme con i villaggi di Santa Flavia, Solanto, Porticello e Sant'Elia, è riunito nel comune di Solanto.[3] Il decreto stabilisce che il territorio del comune di Solanto andava

da' confini de' territori di Misilmeri, di Ogliastro e di Bagaria come sopra, a girare sino al confine del territorio di Milicia e lungo la spiaggia, salendo e costeggiando sino alla portella anzidetta di Catalfano, e scendendo per l'anzidetta via che lascia aggregato al territorio di Bagaria, come sopra, il fondo di Parisi ed a quello di Solanto il fondo di Torremuzza, si continui a girare lungo il muro di S. Marco, via dinanti Furnari, e trazzera dal vallone di Spucches, sino a' predetti confini di Ogliastro e di Misilmeri, restando a formare territorio di Solanto tutti i fondi sottoposti a detto muro, via e trazzera, cominciando da quello di San Marco, come si è detto.[4]

giovedì 19 giugno 2014

Dacia Maraini a Casteldaccia

La scrittrice Dacia Maraini è figlia di Topazia Alliata, l'ultima della stirpe degli Alliata che fondarono l'azienda Vini Corvo di Casteldaccia. Questo blog ha cominciato a delineare la storia dei Vini Corvo, fortemente intrecciata con la storia di Casteldaccia, con la scheda del libro di Silvio Ruffino sui Duchi di Salaparuta (che puoi leggere qui).

Dacia Marini sarà a Casteldaccia venerdì 20 giugno 2014 alle ore 19.15 presso la Torre 'Duca di Salaparuta' di Casteldaccia, in occasione del 160° Anniversario della fondazione del comune. Al'incontro con la scrittrice, organizzato dalla Consulta della Cultura, parteciperanno lo storico Nino Morreale e lo scrittore Maurizio Padovano. Modera la giornalista Maria Luisa Florio. Guarda il video dell'evento, a cura di La Voce di Bagheria (Dacia Maraini: "ricordi bellissimi di Bagheria e Casteldaccia, in La Voce di Bagheria, 21 giugno 2014).

lunedì 26 maggio 2014

La festa di San Giuseppe. Una dialettica antropologica sugli scenari festivi (2009)

Alessandra Giamporcaro, Casteldaccia: La festa di San Giuseppe. Una dialettica antropologica sugli scenari festivi, in collaborazione con Gianfranco Geraci, Marineo, Studio Grafico Pesco, 2009. Leggi il testo integrale del libro.

Un volume che ricostruisce e interpreta in chiave antropologica la festività di San Giuseppe in Sicilia e nello specifico a Casteldaccia.
Alessandra Giamporcaro, laureata in Antropologia Culturale ed Etnologia, racconta la nostra festa del Santo Patrono, illustrando tutti gli elementi che la animano e l'hanno animata nel passato – alborata, corsa e sfilata dei cavalli, banda musicale, novena, processione, volata dell'angelo, tavolata, vampa, giochi d'artificio, pietanze e dolci tipici – con dovizia di particolari e interessanti approfondimenti storici.
In più, la ricerca antropologica della Giamporcaro contestualizza la festa di Casteldaccia nell'ambito delle feste patronali in Sicilia e nel meridione, con le sue stratificazioni e i suoi significati nascosti.  Festa di San Giuseppe - che a Casteldaccia si tiene il 19 marzo e la terza settimana di agosto - che rappresenta un importantissimo rito di passaggio che punteggiava il tempo dell'agricoltura, la rappresentazione dialettica delle forze del cosmos, dell'ordine e della vita che lottano contro le forze del caos, del disordine e della morte. La festa si rivela così carica di significati nascosti, con le tavolate e l'abbondanza ostentata del cibo, così come i quaranta giovani che virilmente portano la vara nella processione, o la catasta di legna che brucia per la vampa, che sono tutti simboli della morte e della risurrezione del Dio e della natura, della rinascita annuale perpetrata dalle stagioni, della vita che va avanti. Il volume, inoltre, è corredato da numerose ricette di cucina e una galleria di foto d'epoca.

sabato 26 aprile 2014

Testo integrale di "La festa di San Giuseppe - Una dialettica antropologica sugli scenari festivi" di Alessandra Giamporcaro

CasteldacciaPuntoDoc pubblica oggi, giorno di San Giuseppe, il testo integrale della pubblicazione dell'antropologa Alessandra Giamporcaro sulla festa del Santo Patrono di Casteldaccia. Ringraziamo Alessandra Giamporcaro per la sua gentile concessione. Leggi qui la scheda del libro. 

Casteldaccia: la festa di san Giuseppe
Una dialettica antropologica sugli scenari festivi

“ Il sapere procura il retto uso delle cose
e la felice riuscita. E’ dunque necessario
che ogni uomo cerchi in tutti i modi di
sapere quanto più si può”.

Platone
PREMESSA

Non è mai esistita una società senza “festa”. La parola festa designa un momento diverso del tempo, in cui l’esperienza del sacro si fa particolarmente commovente e immediata attraverso la celebrazione di determinati riti. Gli studiosi hanno posto in evidenza che nella festa si compie l’esperienza prima della sacralità del tempo nelle forme cicliche, percepite entro una modalità mitico-religiosa. In ogni società si manifesta attraverso la festa la ricorrente sacralità di ogni cambiamento o passaggio, di ogni inizio o fine, della vita biologica e cosmica. Le feste accompagnano il principiare di ogni tipo di attività umana, il ciclo della vita individuale, l’inizio delle stagioni, implicando il compimento di azioni rituali, quali danze, processioni, banchetti, sacrifici, spettacoli, giochi, gare e l’osservanza di prescrizioni o divieti che modellano uno stile di vita diverso da quello quotidiano.

mercoledì 26 marzo 2014

L'omicidio di Andrea Raia e i «Granai del popolo»: tra indagini poco accurate e depistaggi

Una doverosa precisazione

La ricostruzione dell'omicidio di Andrea Raia che segue è basata esclusivamente sul Rapporto Giudiziario redatto dai Carabinieri di Casteldaccia nei giorni immediatamente successivi al delitto.
La ricostruzione della vicenda fatta dall'Arma non è in alcun modo obiettiva, sebbene essa non dica il falso. Tuttavia nella ricostruzione sono omessi e/o trascurati indizi e fatti importanti. Senza questi la vicenda dell'omicidio di Raia appare una questione molto diversa da quella che in realtà è stata.
Quello che mi preme dire è che i documenti, in questo caso quelli scritti, vanno letti e interpretati tenendo ben presente il momento storico in cui essi sono creati. Sradicare i documenti dal proprio contesto storico vuol dire stravolgere la vicenda e darne un'altra versione, che risulta lontana dalla realtà dei fatti.
Nel caso dell'omicidio di Raia è bene ricordare che il momento storico è quello del 1944. In Italia e in Europa è ancora in corso la guerra. La Sicilia, occupata dagli Alleati nel 1943, è tornata, l'11 febbraio del 1944, all'amministrazione italiana, pur sotto l'egida dell'ACC (Commissione alleata di controllo) affidata al britannico Arthur Hancock. Prefetture e forze dell'ordine sono ancora quelle attive prima della caduta del fascismo: funzionari inquadrati nel regime. L'avversione da parte delle prefetture e delle forze alleate contro i comunisti e le loro attività è palese e in molti dei casi di omicidio, avvenuti a danno di sindacalisti e segretari della Camere del lavoro, si verificano depistaggi, e nella quasi totalità dei casi le vittime sono descritte come persone pericolose, mentre degli omicidi è sempre negata la natura politica, additandoli sempre a beghe personali, questioni d'onore e donne, o rivalità tra compagni di sezione.
Se si escludono i casi più noti - mi riferisco a quello di Placido Rizzotto e di Salvatore Carnevale - questi delitti non arrivano mai al dibattimento e si chiudono alla fase istruttoria, proprio a causa dei depistaggi operati nelle indagini e, ovviamente, a causa della paura che gli eventi delittuosi suscitano nelle comunità colpite, costringendo la gente al silenzio.
Questo scenario ha contribuito anche a far perdere la memoria di questi fatti che insanguinarono la Sicilia negli anni '40.

di Pietro Simone Canale

Il 5 agosto del 1944, poco prima della mezzanotte, Andrea Raia, veniva ucciso a Casteldaccia, sulla soglia della propria abitazione, in via Butera n. 5. 
La morte fu istantanea in seguito a un'emorragia causata da quattro colpi di fucile sparati alla schiena da due sconosciuti. Sul posto accorsero i carabinieri e il dottor Giovanni Romano, il quale ne dichiarò il decesso.[1] Fu adibito subito un letto nel pian terreno dell'abitazione per accogliere il corpo esanime. Le strade erano buie e degli assassini non vi era traccia: avevano, sicuramente, avuto facile via di fuga per la strada del Vallone, la strada che collega Casteldaccia a Bagheria. Andrea Raia era nato a Casteldaccia il 7 dicembre del 1906 da Gaetano e Rosalia Tomasello. Era sposato con Santa Canale, dalla quale aveva avuto tre figli: Gaetano, Anna e Santa. Viveva con la famiglia e la madre vedova. Era iscritto al Partito Comunista Italiano, allora unico partito di cui era presente una sezione a Casteldaccia. Per questa sua militanza era stato designato per far parte della Commissione popolare di controllo per i Granai del Popolo.

mercoledì 26 febbraio 2014

Trentunesimo anniversario della marcia antimafia. Nasce CasteldacciaPuntoDoc

Nell'estate del 1982 vennero uccisi 21 uomini in 14 giorni nei comuni di Casteldaccia, Bagheria e Altavilla Milicia, ribattezzati dalla stampa "il triangolo della morte". Il 26 febbraio 1983 si svolse la prima marcia antimafia contro la mafia e contro la droga da Bagheria a Casteldaccia lungo la strada dei valloni. Oggi, 31 anni dopo, la Provincia accoglie la richiesta - formulata l'anno scorso dal Centro Studi Pio La Torre - di intitolare quella strada alla "Marcia antimafia 26/2/1983". In mattinata si terrà una manifestazione per la scopertura delle targhe prima a Casteldaccia e poi a Bagheria. Abbiamo scelto l'anniversario di questo importante momento di risveglio civile per far partire il nostro progetto di ricerca storica e archivio storico online Casteldaccia Punto Doc, che comincia oggi le pubblicazioni con un saggio breve ma dettagliatissimo - a firma di Piero Canale - sul caso di Andrea Raia, sindacalista ucciso dalla mafia a Casteldaccia nel 1944 e i cui assassini, coincidenza, molto probabilmente fuggirono proprio per la via dei valloni. Nel testo di Canale vengono citati i verbali del processo, gli atti dei carabinieri e altri documenti finora mai pubblicati in nessuna testata giornalistica nè altra fonte pubblicistica. E questo è solo l'inizio. Casteldaccia Punto Doc da oggi in poi racconterà tutti i fatti rilevanti della storia del nostro territorio, senza tralasciare quelli più traumatici e dolorosi. CasteldacciaPuntoDoc è un progetto totalmente indipendente e volontario, senza coperture politiche, patrocini istituzionali e santi in paradiso. Gli autori sono Piero Canale, storico e archivista, e Nino Fricano,  giornalista e comunicatore. Leggi qui la presentazione del nostro progetto.
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