lunedì 27 aprile 2015

Storia di Orazio Costantino

di Nino Fricano

27 aprile 1969. Il carabiniere Orazio Costantino rimane vittima di un conflitto a fuoco nelle campagne tra Casteldaccia e Altavilla. 

37 anni, originario di Castroreale Terme in provincia di Messina, sposato e padre di due figli di 7 e 3 anni, Orazio Costantino è molto conosciuto a Casteldaccia perché vi ha prestato servizio fino al suo trasferimento (18 agosto 1967) presso la Stazione di Bagheria al Nucleo Investigativo. Durante il suo servizio a Casteldaccia - nel novembre 1965 - riesce a sventare un traffico di sigarette di contrabbando, intercettando uno sbarco presso una spiaggia di Casteldaccia. Mette in fuga la banda, composta da dieci uomini, e ne arresta uno. 


Torniamo a quel 27 aprile. Nell'ambito della sua attività investigativa Orazio Costantino partecipa a un agguato, una trappola architettata dai carabinieri per cogliere in flagrante l'estorsore di Carlo Panno, commerciante di vini di Casteldaccia, oggetto di numerose lettere minatorie, minaccia di morte rivolte a lui e alla sua famiglia. 

Carlo Panno denuncia il fatto ai carabinieri, che gli suggeriscono di reggere il gioco e fingere di accettare le richieste degli estorsori. Tre milioni di lire dentro un sacco in un punto preciso in campagna, presso contrada Fiorilli. 

Il sacco con il denaro viene posizionato al posto e all'orario convenuto, mentre un gruppo di carabinieri - tra cui Orazio Costantino - si nasconde tra i cespugli per tendere l'agguato. L'appostamento dura tutta la notte e la mattina successiva. Passano dodici ore. Finché - alle 16.30 - ecco che arriva un uomo, armato di fucile da caccia (la cosiddetta "lupara"), che prende il sacco e prova ad andare. Ma Orazio Costantino dice ai suoi colleghi "Questo lo conosco", lascia il nascondiglio e, pistola spianata, intima all'uomo di fermarsi. L'estorsore però - probabilmente sorpreso e spaventato - scarica una raffica di pallettoni al petto e al braccio del carabiniere, poi si volta e riesce a fuggire. "Prima di morire - si legge in una nota dei carabinieri - Costantino forniva ai commilitoni informazioni determinanti per l’identificazione del malfattore". Il carabiniere, gravemente ferito, morirà al pronto soccorso. (Ma sulla vicenda c'è pure un'altra versione, leggi la nota 2

Per l'episodio vengono presto arrestati, processati e condannati i fratelli Antonino e Giusto Parisi, di 30 e 40 anni. Il primo è accusato di essere l'artefice dell'omicidio, il secondo di aver fatto "il palo" e di essere inoltre l'autore delle lettere minatorie ai danni di Carlo Panno. Il processo comincia il 28 gennaio 1971. Le condanne arrivano il 13 novembre dello stesso anno. Antonino Parisi viene condannato all'ergastolo, Giusto Parisi a 21 anni, 6 mesi e 500mila lire di multa. Il processo di secondo grado si conclude con la conferma dell'ergastolo per Antonino e con la condanna a 13 anni per Giusto Parisi. Antonino Parisi, in occasione del secondo permesso concessogli per il matrimonio della figlia, scompare nel nulla e diventa latitante. Creerà una banda dedita al brigantaggio nelle zone di Pizzo Cane e Grotta Mazzamuto. Giusto Parisi invece sconta regolarmente la pena in carcere. I due fratelli, molti anni dopo, nell'agosto 1982, verranno coinvolti nella grande "mattanza" della seconda guerra di mafia. Giusto Parisi viene ammazzato ad Altavilla dai killer di Filippo Marchese, mentre di Antonino Parisi - anch'esso braccato dai killer - verrà in seguito dichiarata la morte presunta. Voci di paese sostengono che sia stato ammazzato e dato in pasto ai maiali (leggi l'approfondimento di CasteldacciaPuntoDoc sull'estate 1982). (Foto: Apertura A Strappo). 


L'evento dell'omicidio di Orazio Costantino viene ricordato con molta precisione dalla popolazione casteldaccese anche e soprattutto per le indagini che ne succedettero. Scrivono Mario Piraino e Rosalia Purpi nel loro Casteldaccia. Storia e Ricordi:
Lo stesso pomeriggio le indagini si mossero a 360° e tutto il paese fu coinvolto. Seguirono gli interrogatori e tutti coloro che quel giorno trascorsero la giornata nelle campagne vicine al delitto furono invitati in piena notte a recarsi in Caserma dove il colonnello Russo instancabilmente cercava nelle varie versioni di ognuno un qualcosa che lo potesse portare a dare un volto all'assassino. Sono state centinaia le persone interrogate, e tra queste, molte dei quali non avevano mai varcato la soglia della caserma nemmeno per un passaporto. Diversi sono i fatti che molti anziani mi hanno raccontato e molti di questi hanno anche del comico. Per naturale timore di essere coinvolti, fu normale che alcuni cercarono di nascondere i veri fatti della giornata perché convinti di non interessare agli inquirenti, ma i riscontri purtroppo scoperchiavano anche le pentole più arrugginite ed era anche normale innervosire gli addetti ai lavori perché non trovavano un senso logico il nascondere fatti di per sé puerili. Una coppia di ritorno con la loro Ape dalla contrada maledetta, nel loro interrogatorio fece molto discutere perché la tipica omertà siciliana spesso o forse soprattutto è manifestazione di ignoranza. Alla moglie cui venne chiesto chi aveva incontrato lungo la strada, la signora minuziosamente descrisse tutte le persone a lei conoscenti, mentre alla stessa domanda, il marito rispose di non aver incontrato nessuno. 
Il sindaco Giuseppe Schembri delibera il 29 luglio 1969 l'erezione di una stele in contrada Fiorilli-Ciandrotto, presso il luogo dell'omicidio. Il 22 dicembre 1969, in occasione dell'erezione della stele, il Consiglio Comunale delibera di intitolare la strada principale di ingresso al paese a Orazio Costantino. La Cerimonia viene presenziata, oltre che dalle autorità militari e civili locali e regionali, anche dal colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il 9 febbraio 1970 il Presidente della Repubblica conferisce al defunto Orazio Costantino la Medaglia d'oro al Valor Militare. 

La stele in contrada Fiorilli, durante i decenni, è oggetto di frequenti atti di vandalismo. Nella zona, d'altronde, non sono rare incuria, abbandono e discariche abusive. 

Il 26 aprile 1997 - il sindaco è di nuovo Giuseppe Schembri - viene eretta una nuova stele commemorativa su una piazzetta su piano rialzato presso via Carlo Cattaneo, prolungamento di via Orazio Costantino. 

Il 26 ottobre 2002 viene inaugurata la nuova caserma dei carabinieri di Bagheria, intitolata a Orazio Costantino. Presente alla cerimonia la moglie del carabiniere. 

Il 2 novembre 2004 l'amministrazione Di Giacinto denuncia gli ennesimi episodi di inciviltà e vandalismo presso la stele di contrada Fiorilli e provvede a risistemare l'area antistante.


NOTE 

1) - Le date e molti dettagli di questo post sono stati ripresi dal libro di Mario Piraino e Rosalia Purpi, Casteldaccia. Storia e Ricordi (2005).

2) Secondo il pentito Francesco Di Carlo, boss di Altofonte, le cose sarebbero andate diversamente. Le sue dichiarazioni sono raccolte nel libro di Enrico Bellavia, storica firma di Repubblica, nel libro Un uomo d'onore (2010) (leggi nota 2-bis). Secondo Di Carlo, ad ammazzare Orazio Costantino sarebbe stato - per un colpo partito per sbaglio - nientemeno che il colonnello Giuseppe Russo, che stava partecipando anch'egli all'agguato. Russo avrebbe allora accusato i fratelli Parisi - delinquenti locali - che di quell'estorsione non ne sapevano niente. Il vero autore dell'estorsione ai danni di Pietro Panno sarebbe stato - secondo questa versione - il boss di Casteldaccia, Giuseppe "Piddu" Panno. 
Questa la versione alternativa, ma è doveroso fare alcune importanti precisazioni.
Innanzitutto, il colonnello Russo è uno degli uomini che più ha compreso e combattuto il fenomeno mafioso fin dagli anni '60. A Casteldaccia ancora lo ricordano per la sua incorruttibilità e la sua integrità morale e professionale. E il ricordo indelebile è anche quello delle indagini sulla morte di Costantino, gli interrogatori a tappeto, i posti di blocco, la determinazione delle forze dell'ordine. Il colonnello Russo diventerà in seguito una spina del fianco di Totò Riina e verrà ucciso dai mafiosi corleonesi nel 1977 a Ficuzza insieme all'insegnante Filippo Costa (leggi nota 2-ter). 
C'è da dire inoltre che Di Carlo riferisce "ciò che si diceva" di Russo nell'ambiente mafioso che orbitava attorno a Totò Riina, quindi questa versione di un depistaggio ad opera di Russo (e dell'omicidio di Costantino ad opera di Russo) potrebbe essere - con molte probabilità - nient'altro che una calunnia diffusa ad arte per screditare il colonnello. 
E' prassi mafiosa, infatti, quella di gettare fango sugli avversari, cercare di distruggerne la credibilità e la reputazione, eliminarli non solo fisicamente ma anche "simbolicamente".
Infine bisogna ricordare che questa dichiarazione di Di Carlo non è stata verificata e riscontrata, e - trattandosi di una dichiarazione isolata - non è stata presa in considerazione dalla magistratura. D'altronde è oggettivamente difficile, se non impossibile, effettuare i dovuti riscontri a quasi cinquant'anni di distanza, soprattutto perché tutti i soggetti coinvolti sono morti da tempo (Russo, Piddu Panno, i fratelli Parisi). 
Di seguito il brano in questione, le dichiarazioni di De Carlo citate nel libro di Bellavia: 
(I corleonesi) avevano accreditato l'idea che il colonnello fosse un disonesto che per non sporcarsi la carriera non aveva esitato a tragediare un latitante facendogli prendere l'ergastolo. La storia è questa: l'allora capitano Russo si trovava impegnato in un'operazione perché c'era stata un'estorsione nella zona di Casteldaccia ai danni di un ricco possidente della zona, un certo Panno, solo omonimo del capofamiglia (mafioso ndr) Giuseppe Panno. L'operazione consisteva in una trappola che doveva scattare al momento della consegna dei soldi richiesti dagli estorsori. Russo era appostato insieme con tre o quattro carabinieri nel luogo convenuto per la consegna della tangente richiesta. Era stata una scelta che non teneva conto dell'intelligenza di chi doveva andare a prelevare il denaro e aveva scelto un agrumeto sapendo di poter controllare preventivamente tutta la zona per intervenire in piena sicurezza. Russo riteneva che il responsabile dell'estorsione fosse un certo Antonio Parisi, che a quell'epoca era latitante. Parisi si occupava di abigeati (furto di bestiame ndr) e nell'idea di Russo non sarebbe stato difficile acciuffarlo in quell'occasione. L'appuntamento per la consegna dei soldi era fissato per il 27 aprile 1969, al tramonto, in quell'ora della giornata in cui non è ancora buio fitto ma non si vede ugualmente quasi nulla. Un carabiniere doveva fingersi Panno e consegnare il denaro mentre gli altri erano appostati. Nell'attimo in cui il carabiniere lasciò la borsa e fece per allontanarsi ci fu qualcuno che stava per prendere il malloppo. Nacque un conflitto a fuoco e, complice il buio, il colonnello Russo sbagliò e uccise il carabiniere Orazio Costantino. Gli estorsori scapparono. L'unico ad accorgersi di come erano effettivamente andate le cose fu un sottufficiale ma naturalmente la versione dei fatti sarà un'altra. Per l'opinione pubblica sono stati i criminali a sparare e a uccidere. Al processo, Russo testimoniò di aver visto Parisi al momento della consegna del denaro: gli fece prendere l'ergastolo, e il sottufficiale non lo smentì. Parisi, in realtà, non c'entrava nulla neppure con l'estorsione che era stata organizzata dal capofamiglia di Casteldaccia Giuseppe, Piddu, Panno che odiava il suo omonimo perché ricco e non molto stimato in paese. Dopo molti anni, Totò Riina (...) chiese agli amici di Napoli di mettersi sulle tracce del sottufficiale, originario di Avellino o di Salerno. Venne rintracciato, ucciso e nessuno seppe spiegarsi il perché. 

2-bis) La recensione del libro su LiberaInformazione. Nel giugno 2012 Bellavia torna a intervistare Di Carlo. A seguito dell'intervista il giornalista riceve una lettera di minacce. "Lasci stare vicende del passato, certe cose fanno solo male" dice la lettera. Trovi qui. l'intervista e la sintesi della vicenda


3) Leggi tutti gli altri documenti su Orazio Costantino.

3 commenti:

  1. Sempre grandiose le ricostruzioni di Nino
    gd

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  2. I miei ringraziamenti e complimenti per l'impegno e la passione...

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  3. Credo sia il caso di precisare che Orazio Costantino non venne ucciso col buio,ma nel pomeriggio. Ricordo che ero in piazza a Casteldaccia, subito dopo avere assistito a un incontro di calcio nel campetto della Montagnola, quando una Simca 1000 color nocciola si fermò davanti all'abitazione del dottor Pietro Di Salvo,che si trovava seduto davanti al circolo del partito repubblicani. Nel sedile posteriore era sdraiato Orazio Costantino. Il medico raccomando' immediatamente di proseguire per l'ospedale. Era una giornata soleggiata ed era non più tardi delle 17.30.

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