mercoledì 26 novembre 2014

L'estate che sparavano di Giorgio D'Amato

Giorgio D'Amato, L'estate che sparavano, Messina, Mesogea, 2012, 144 pp., (Petrolio, 5), ISBN 9788846921161.

Il romanzo L'estate che sparavano ricostruisce i mesi di fuoco in cui il nome di Casteldaccia rimbalzò sui giornali di tutta italia come uno dei vertici del famigerato “triangolo della morte”, insieme a Bagheria ed Altavilla Milicia. L'autore, Giorgio D'Amato, che in quegli anni lavorava in un bar di Casteldaccia, ha ricostruito quel periodo anche con l'ausilio di testimonianze dirette – come soggetti coinvolti a più livelli in quelle dinamiche mafiose - oltre ad un approfondito lavoro di documentazione su fonti pubblicistiche, giornalistiche ed atti processuali.

Così la presentazione del libro:

Il 3 agosto 1982 a Casteldaccia viene ucciso il cognato del boss Filippo Marchese, uno dei più sanguinari uomini di Cosa Nostra. Nell’arco di 8 giorni moriranno 15 persone. A ricostruire i delitti e dare un profilo chiaro dei killer e delle vittime è un narratore insolito, un ragazzino di sedici anni, che mischia al lucido racconto degli eventi storici le esperienze di vita quotidiana, la cultura cinematografica e quella letteraria, ma soprattutto lo stretto legame che lo lega al suo amico Antonio. Con un registro preciso ma semplice, l’autore racconta una giovane generazione che vive anni di modernizzazione consumistica, in cui però non tutti sono estranei alle sollecitazioni culturali e ai sogni ribelli dei due decenni precedenti, nonostante il pressante contesto ad alta concentrazione mafiosa.

mercoledì 12 novembre 2014

Gaetano Montesanto. Il partigiano ucciso dai nazifascisti a Rivoli: "Tra gli eroi questo eroe"

di Pietro Simone Canale

Gaetano Montesanto nacque a Casteldaccia il 2 dicembre 1922 in una famiglia contadina. Svolse il servizio militare a Casale Monferrato presso un Reggimento di Artiglieria Pesante Campale.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu inviato con il proprio Reggimento a combattere in Russia. Riuscì a sopravvivere alla disfatta delle nostre truppe e, con i piedi in parte congelati, ritornò in Italia nell’inverno tra il ’42 ed il ’43. Venne prima ricoverato in un ospedale, non meglio identificato, ai confini con la ex-Jugoslavia. Successivamente venne inviato in convalescenza in Sicilia per un breve tempo.
Ritornato in Piemonte all’inizio di settembre del 1943 per ricongiungersi al proprio Reggimento, si trovò più il proprio reparto. Il collasso del regime fascista nel luglio del 1943 e l'armistizio dell'8 settembre dello stesso anno aveva causato la rotta dell'esercito e la divisione dell'Italia in due. Al sud il Regno d'Italia con il governo retto dal maresciallo Pietro Badoglio e al nord la Repubblica sociale italiana di Salò, guidata da Mussolini con l'ausilio dell'esercito tedesco.