martedì 9 aprile 2024

I prigionieri casteldaccesi nella Seconda guerra mondiale: Giuseppe Minneci

di Pietro Simone Canale

La vita del soldato – Prima Parte

La storia di Giuseppe Minneci è poco nota, ma non del tutto insolita. Durante la Seconda guerra mondiale, insieme a molti altri soldati italiani, egli fu catturato dagli inglesi nelle disastrose disfatte militari italiane in Nord Africa e recluso nei campi di prigionia che si trovavano nell’Impero britannico.[1]

Quella del soldato casteldaccese è la vicenda dei POW (Prisoners of War), finora poco studiata, sebbene esistano importanti opere storiografiche su di essa e un’interessante memorialistica di coloro che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, ebbero la fortuna di rientrare in Italia dalla prigionia.

Il fenomeno dei POW non deve essere confuso però con quello degli IMI (Internati Militari Italiani) rinchiusi nei lager nazisti, poiché diverse sono le loro caratteristiche.[2]

La triste storia, qui riportata, è parte della storia militare della Seconda guerra mondiale, ma è nello stesso tempo un piccolo contributo alla storia sociale italiana del Ventennio ed in particolare del Meridione sotto la dittatura. Quella di Minneci è uno dei tanti frammenti di storia collettiva.[3]

Ricostruire la sua vicenda personale non è stato semplice, poiché i documenti in possesso non sono molti e le informazioni che da questi si ricavano sono poche e parziali. Tuttavia, si è fatto ricorso alle opere storiografiche sul fenomeno e alle testimonianze edite di chi ha vissuto in quegli anni la stessa sorte e la stessa prigionia, al fine di rendere più comprensibile la tragedia umana non solo del militare, ma di tutti i soldati italiani catturati dagli alleati. Inoltre, è possibile consultare le trascrizioni delle lettere e delle cartoline inviate dal soldato alla famiglia al seguente link Documenti

I prigionieri casteldaccesi nella Seconda guerra mondiale: Giuseppe Minneci - Documenti

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Cartoline dal fronte

Cartolina n. 1 – Cattedrale di Tripoli (senza data – probabilmente autunno 1939)

Bacio la destra ai miei genitori e a tua madre bacio a mia sorella e figli saluto a tuo fratello saluto ai zii e cugini e a quelli che dimandano da me saluto a compare Salvatore e a nostra commare Vincenzina e saluto la sua famiglia di nuovo ti abbraccio al mio cuore e pure ai nostri cari figli particolare a Giuseppina e sono tuo affettuoso sposo che ti penso sempre Minneci Giuseppe Addio buone cose e coraggio sempre. Queste cartoline che ce scritto cattedrale vuole ch’è una chiesa già che si vede benissimo e questa chiesa e a Tripoli che io ci o passato di la vicino ma non ci o potuto entrare perché ci siamo stati pocho a Tripoli e ne anno partito per qua dove già ci trovamo perora basta addio. Giuseppina e mai dimenticarti mai di me come io a te che ti penso tutti i minuti che ti vorrei vedere con desiderio che tu te lo immagini se o desiderio.

Cartolina 1 - Cattedrale di Tripoli (recto)