di Pietro Simone Canale
La storia enologica siciliana del
diciannovesimo secolo sembra avere una natura favolosa e per alcuni versi
appare strabiliante, se si pensa alla rapidità con cui alcuni celebri vini si
imposero sul mercato internazionale e agli apprezzamenti che i prodotti della
nascente industria vinicola ricevettero. Tuttavia, dietro al successo del vino
Zucco, per citare uno dei prestigiosi nomi in questo libro, o del marsala,
si nascondono la passione, l’intuizione, la capacità di guardare oltre, le
scelte imprenditoriali e il contributo della scienza. Tutto ciò è raccontato
magistralmente nel delizioso libro di Rosario Lentini, Sicilie del vino
nell’800, edito nel dicembre del 2019 per i tipi della Palermo University
Press nella collana «Frammenti». L’autore, studioso di storia economica della
Sicilia dal ‘700 al ‘900, ha scritto numerosi saggi sulla famiglia Florio, sui
mercanti-banchieri inglesi e sulla secrezia di Palermo, sulla vitivinicoltura
siciliana, tra i quali un’importante storia dell’invasione «silenziosa» della
fillossera, e sull’economia delle tonnare.
Come si evince dal sottotitolo, I
Woodhouse, gli Ingham-Whitaker, il duca d’Aumale e i duchi di Salaparuta,
l’opera analizza le vicende storiche e familiari di alcune emblematiche esperienze
sorte nelle province di Trapani e Palermo tra la fine del Settecento e la prima
metà del ventesimo secolo. Attraverso lo studio di fonti documentarie, in
primis quelle dell’Archivio di Stato di Palermo e degli archivi marsalesi,
e di quelle a stampa dell’epoca, l’opera ha il merito di mettere da parte alcune
delle ricostruzioni fantasiose ed aneddotiche fatte dagli stessi soggetti
studiati per questioni che oggi definiremmo di marketing.