venerdì 2 settembre 2022

"Quel favoloso sbarco" di Gianni Guaita

Arrivammo appena due o tre mesi prima dello sbarco. Furono settimane intense, di fitti contatti umani ma di grande incertezza. Anzi da quel momento la Sicilia fisica quasi scompare per me, si ritira sullo sfondo e l'isola diventa per molti anni convulsi un groviglio di uomini, in luoghi spesso di una grande bellezza, nascosta però dagli eventi e dalle cose. In principio fui deluso perché tutto pareva uguale a sempre, con la popolazione che restava impegnata nelle sue quotidiane fatiche. Ma "in società" si parla molto. I titolati con terre al sole son tutti molto offesi, non hanno digerito "l'appoderamento del latifondo", una pensata alla brava del Duce, quando s'è accorto che le guerre in Abissinia e in Spagna non bastavano ad assorbirgli tutto il contadiname siciliano. O forse è il sogno delle antiche colonie romane coi contadini-soldati che torna spesso nella mente di quell'incorreggibile maestro elementare, fanatico delle guerre puniche. Hanno spostato qualche vacca, hanno costruito una decina di case coloniche, tutte in zone panoramiche (non per vedere ma per essere viste) e strombazzano l'idea di trasformare la Sicilia in una specie di Toscana. Ma di queste terre e di questi contadini — siano o no veterani di guerra — i nobili la sanno molto lunga e ne capiscono molto di più. E sono così arrabbiati che hanno perfino il coraggio di dirlo. Un decano scrive addirittura un elogio del latifondo. È incredibile come la lezione viene appresa in società. Perfino les jeunes filles en fleur, le belle ragazze dell'aristocrazia sanno spiegarti benissimo perché l'appoderamento è follia, e sanno perfino difendere í meriti dell'aratro a chiodo.

sabato 29 gennaio 2022

'A Zotta: riferimento culturale tra gli anni Settanta e Ottanta

A’ Zotta, dal siciliano «frusta» o «flagello», è stato un mensile, poi bimestrale, autoprodotto e curato dal Centro Culturale “Maria SS. Immacolata”. Famoso tra gli anni Settanta e Ottanta, ha segnato un’epoca: un punto di riferimento negli anni in cui Casteldaccia cerca di liberarsi da quella coltre mafiosa. Fondamentale in questo progetto il ruolo della parrocchia, in particolare di padre Cosimo Scordato. Nella redazione degli anni ’80, sita in via Lungarini n° 10, tra i più attivi si annoverano Filippo Fiorentino, Paolo Di Giacinto, Gaetano Aiello, Cosimo Virruso, Lucio Galati, Pierluigi Lo Monaco, Giuseppe Panno, Giusy Fiorentino e Giancarlo Mancuso. Tra gli autori compare anche un anonimo ed enigmatico “Quisque de populo”. Non mancano gli spazi dedicati agli alunni delle scuole medie. La copertina è, invece, realizzata dal compianto artista casteldaccese Giovanni Castiglia. Non è stato facile ritrovare i numeri della rivista, ma buona parte si trova conservata presso la biblioteca della parrocchia. Chiediamo la collaborazione della comunità casteldaccese per colmare le lacune dei numeri mancanti in questa raccolta della A’ Zotta.