Consulta della Cultura
Oggetto: proposta di conferimento della cittadinanza onoraria a Padre Cosimo Scordato
La Consulta della Cultura, insieme con le associazioni culturali e di promozione sociale e con i tanti cittadini attivi nel mondo della cultura e del sociale, ritiene di interpretare un desiderio condiviso da tutta la comunità casteldaccese proponendo il conferimento della cittadinanza onoraria a Padre Cosimo Scordato.
La comunità tutta sente Padre Cosimo Scordato come una figura che le appartiene e le vuole riconoscere il contributo del tutto speciale che ha dato negli anni scorsi ’70 e ’80 alla crescita umana, civile culturale e spirituale di un’intera generazione.
Quegli anni sono ricordati da tutti noi come un periodo di grandi fermenti culturali e sociali, in cui si sono sviluppati e da cui sono nati i primi germogli di legalità e di libertà individuale.
Il merito di tutto ciò è di Padre Cosimo Scordato, un uomo di Dio di alta levatura culturale e sociale, che nel suo cammino di fede nella nostra comunità ha testimoniato il coraggio delle scelte, la coerenza, il senso civico, la propensione alla valorizzazione della partecipazione ed alla trasparenza.
L’impegno profuso nella sua attività pastorale, la passione dimostrata nel diffondere nella sua opera quotidiana la cultura della pace, della gioia e dell’amore cristiano, la viva sensibilità verso i giovani fornendo loro vigorosi input formativi di coinvolgimento e di partecipazione attiva alle problematiche esistenziali e di vita di comunità, hanno gettato i semi culturali e sociali per un movimento giovanile di sani principi, che ancora vivono in ognuno di noi.
Padre Cosimo ha insegnato a un’intera generazione, in un periodo buio del nostro territorio, che nessuna comunità civile potrà mai costruirsi senza al contempo promuovere un vero spirito di partecipazione e che ciascuno debba avere nella propria comunità la possibilità di esprimere le proprie doti e la propria personalità.
Dimostrazione del suo concreto operato, nella nostra memoria sono indelebili la creazione del centro culturale, la rivista A Zotta, le prime assemblee popolari, gli incontri con i magistrati, la proiezione dei film sulla mafia, tutte esperienze che consentirono poi di maturare, e di far nascere il Comitato popolare di Casteldaccia e il primo grande corteo antimafia da Bagheria a Casteldaccia.
Ha reso vivo e pulsante il cuore dei casteldaccesi per un ventennio!
Ancora oggi la sua semplicità d’animo, la sua discrezione, il suo humour, la sua fede danno conforto e sostegno a tutti coloro che si avvicinavano a lui. Personalità di alto profilo teologico-filosofico, ha avvicinato molti giovani casteldaccesi agli studi sacri e tutt’ora insegna Teologia sacramentaria presso la Facoltà Teologia di Sicilia ed estetica teologica all'interno del corso di laurea in Arte sacra, promosso dall'Accademia delle Belle Arti di Palermo con la stessa Facoltà teologica.
Padre Cosimo Scordato, i cui interessi nel corso degli anni si sono mossi in diverse direzioni, dall’arte alla musica, dalla teologia alla evangelizzazione, coniugando spiritualità, e attenzione alle sollecitazioni del nostro tempo, ha continuato a raccogliere sempre nuove sfide nel nome di Gesù.
Attualmente è rettore della chiesa S. Francesco Saverio e, con l'omonimo Centro sociale, è impegnato in un progetto di risanamento nel quartiere Albergheria di Palermo dove ha dimostrato e continua a dimostrare, come animatore socio-pastorale e come studioso e attento osservatore della questione mafiosa, un modo pratico di lavorare con i bambini, con le donne, con gli anziani, con i giovani, per potere offrire loro un modello di vita alternativo a quello della mentalità mafiosa.
Quindi, un luogo con tante fatiche, con tante contraddizioni, in cui si cerca comunque, di fare vedere che un’altra Sicilia è possibile.
Da trent’anni la messa domenicale da lui presieduta nella chiesa di San Francesco Saverio è veramente la celebrazione dell'accoglienza evangelica di sorelle e fratelli: una comunità Cristiana che si incontra, si confronta e vive con gioia e speranza l’annuncio evangelico; le sue omelie annunciano il vangelo come parola liberante e di speranza e le sue riflessioni invitano a scommettere e impegnarci perché possiamo qui e ora iniziare a realizzare il sogno di dio nella nostra storia:
Cambiamo questo mondo perché in questo mondo non c’è posto per l’uomo. Cambiamo questo mondo perché deve essere un mondo di uomini, tutti uomini degni allo stesso modo, tutti benvoluti, tutti guariti, tutti sollevati. E il vangelo appunto, ci vuole far sognare una realtà possibile. Il Regno di Dio è il regno degli uomini, della nostra umanità. [C. Scordato, Il Regno di Dio. Utopia per un mondo diverso, in Libertà di Parola, Assisi, Cittadella, 2013, pp. 91-92]
Padre Cosimo Scordato è autore di:
Dalla Mafia Liberaci O Signore, Trapani, Di Girolamo, 2014;
Libertà di Parola, Assisi, Cittadella Editrice, 2013;
La Chiesa di San Francesco Saverio nell'Albergheria. Palermo 1711-2011, Monreale, Abadir, 2011;
Il Settenario Sacramentale, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, 2007;
L'oratorio del Rosario in San Domenico, Palermo, Centro San Mamiliano, 2002;
La Chiesa di San Francesco Saverio. Arte, Storia, Teologia, Monreale, Abadir, 1999;
Le Sette Parole di Nostro Signore Gesù Cristo. Ottavi Siciliani Spirituali di la Passioni e Morti di N. S. Giesu Christu, di Petru Fulluni, a cura di Cosimo Scordato, Francesco Michele Stabile, San Martino delle Scale, Abadir, 2002;
Oratorio del Rosario in Santa Cita, Palermo, Centro San Mamiliano, 1999;
Violenza, Mafia e Criminalità Organizzata, Casale Monferrato, Piemme, 1995;
Le Formiche della Storia. Un itinerario collettivo di liberazione all'Albergheria di Palermo, Assisi, La Cittadella, 1994;
Cantando, Suonando, Danzando. Itinerari di Antropologia Teologica, Monreale, Abadir, 1996;
Fare Teologia a Palermo. Intervista a Don Cosimo Scordato sulla "Teologia del Risanamento" e sull'esperienza del Centro Sociale "San Francesco Saverio" all'Albergheria, di Augusto Cavadi, Palermo, Augustinus, 1990;
Uscire dal Fatalismo un'esperienza di pastorale del risanamento, Cinisello Balsamo, Edizioni Paoline; 1991;
Mondo, numero, immaginario. Saggi Sui Sacramenti, Palermo 1988;
Narrazione Teologia Spiritualità del Natale, Palermo, Ed. Abadir, 1987;
Il settenario sacramentale, Roma, Pontificia Studiorum Universitas a S. Thoma Aq. in Urbe, 1980;
Giacomo Serpotta. Un gioco divino, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 2012;
Michelangelo Celesia. Ultramontanesimo e pastorale nella Sicilia del secondo Ottocento, Palermo, Centro siciliano Sturzo, 2001;
Giovanni Evangelista Di Blasi. Teologo e storico nella Sicilia del '700, Palermo, Società San Pietro, 2008;
Il Boccone del povero. Per una teologia cusmaniana dell'eucaristia, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1990;
Trattato dei sacramenti della legge evangelica, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 2001;
Malattia di Sicilia. Il viaggio di Newman in Sicilia 1833 John Henry Newman, Palermo, Fondazione Lauro Chiazzese, 1990;
Il coro ligneo di San Martino delle Scale. Un tesoro da riscoprire, Palermo, Abadir, 2006.
di Nando dalla Chiesa (da "Il Fatto Quotidiano" del 24 gennaio 2010)
Venivano da tutta Palermo i bambini. Come i pargoli del Vangelo. Così un giorno si sono dovute sospendere le prime comunioni. Troppa concorrenza alle parrocchie. La chiesa di San Severo, prezioso barocco del Settecento di architetto gesuita, era diventata un’attrazione cittadina. Niente effetti speciali, nessuna star televisiva nel cuore dell’Albergheria, quartiere del centro storico in degrado. Semplicemente lui. Avete in mente gli eroici furori contro gli immigrati? O l’occhiolino alla mafia straripante di denaro? O la frenesia di rimandare i bambini in bottega per dar loro “un futuro”? Ecco, il contrario ha un nome e un cognome: Cosimo Scordato. Questo prete dalla barba imbiancata e dal cuore di fanciullo è da anni alla testa di uno dei più grandi esperimenti sociali che si compiano nelle metropoli italiane. Non per volere di istituzioni illuminate ma perché quel che don Milani fece sulle colline di Barbiana lui cerca di farlo nelle viscere della Palermo che odora di fritto e milza bollita.Il quartiere per il quartiere. Aiutare ad aiutarsi. Sono gli slogan semplici ma imbottiti di pensiero sociale con cui guida dal 1986 il movimento di autopromozione, come dice lui, di questo spicchio di città. Arrivò qui da un’altra esperienza di trincea, prete di famiglia contadina (“senza abbondanza, ma dignitosa”) con fratelli e sorelle emigrati oltreoceano. Giunse dalla parrocchia di Casteldaccia, da quello che agli inizi degli anni ottanta venne ribattezzato il quadrilatero della morte: Casteldaccia, Bagheria, Villabate, Altavilla. Era arrivato lì come fedelissimo del cardinale Pappalardo, di cui era stato segretario per un anno (“una grande intelligenza, uno straordinario umorismo”), per esserne poi mandato a Roma a laurearsi in teologia. A Bagheria aveva fondato con altri preti il movimento dei pop-teologi, e oggi ride come un discolo al solo ricordarlo. Si mettevano a discutere di questioni teologiche con la gente della parrocchia: risvolti etici, sociali, religiosi. Più un combattivo comitato antimafia negli anni in cui i corleonesi assetati di sangue e di potere andavano all’attacco dello Stato. Incontri, film, un giornalino con i giovani (“A Zotta”, la frusta). Il cardinale cercava di tirar su un’altra chiesa, padre Michele Stabile ne era la voce nei quartieri, e un po’ di parrocchie per rabbia e per fastidio verso il nuovo corso disdettavano gli abbonamenti a “Famiglia Cristiana”. E fu proprio con Michele Stabile che Cosimo iniziò la sua avventura a San Severo. Barba nera, allora, e lo stesso amore di oggi per le camicie a quadri. Nella città martoriata volle partire dai bambini. Dall’imperativo di combattere la dispersione scolastica. Un doposcuola con l’aiuto di volontari, cattolici e laici, perché San Severo è un centro sociale apartitico (“ma non apolitico”) e aconfessionale, aperto a tutti. Gli diedero man forte alcuni dei più generosi intellettuali palermitani. “Risultati bellissimi. Sono proprio tanti i bambini che abbiamo aiutato a rimanere a scuola. Oggi stiamo riuscendo a mantenere alle superiori trentuno ragazzi. Tre vanno addirittura all’università, con l’aiuto del Rotary. Abbiamo fatto laureare anche dei ragazzi del Congo. Un bel progetto: noi li portiamo qui per farli studiare, loro tornano al proprio paese da ingegneri o da scienziati”. L’Africa. E’ un suo pallino. E se no perché si sarebbe dovuto innamorare della teologia della liberazione? Le favelas sudamericane, le discariche africane, i ghetti di Palermo, il concilio, Danilo Dolci e don Milani. La mondialità, come dice lui; il filo che va dalla “sua”Albergheria al continente più povero. Perciò a ogni quaresima, per sette settimane il quartiere in lotta con la disoccupazione e con la dispersione raccoglie fondi per il Congo o la Tanzania. Soldi per scuole, pozzi, presidi socio-sanitari. Portati direttamente sul posto. E poi foto scattate sempre sul posto e mostrate in chiesa. “Sì, da noi la chiesa è un luogo aperto. Presentazioni di libri. E poi concerti e mostre. E assemblee, da qui abbiamo promosso anche scioperi della fame per il risanamento del quartiere, e qualche successo l’abbiamo pure ottenuto. Il teatro invece si fa all’aperto, in un giardino. E poi scuola anche per gli adulti. C’è un accordo con la ‘Antonio Ugo’, facciamo arrivare al diploma di media inferiore una decina di adulti all’anno, ormai siamo arrivati al centinaio. Abbiamo pure aperto un corso di formazione in pittura su stoffa per le donne. Basta così? No, ora cerchiamo di pensare con più sistematicità agli anziani. Speriamo di farcela…”. Traspare un velo d’ansia nelle parole del prete dalla forza tranquilla. Perché con le istituzioni, sia pure passando per momenti di tensione, c’è sempre stata collaborazione. “Mai stati alternativi. Andavamo anche ai consigli comunali. Abbiamo solo insegnato che non bisogna aspettarsi che i problemi te li risolva qualcuno dall’alto, il nostro è stato un messaggio antiassistenzialista, semmai. Ora però dal lato delle istituzioni c’è un silenzio totale. Da un paio d’anni zero contributi; ma a noi due o tre operatori per organizzare e trainare il volontariato servono come il pane”. Il velo d’ansia sparisce per miracolo alla messa la domenica. Allora Cosimo entra in chiesa sorridente, come una chioccia gioiosa, seguito da uno stuolo di bambini zompettanti che si siedono per terra a cerchio intorno all’altare. Sono quelli in attesa della prima comunione; tutti rigorosamente dell’Albergheria per non scatenare gelosie. Poi al momento delle “intenzioni” i fedeli salgono all’altare ed esprimono un desiderio per il quartiere, il più grande come il più ingenuo. Quindi partecipano ai referendum popolari che lui, con tanto di schede informative, organizza sui temi che gli stanno a cuore: è giusto che un padre di famiglia non possa fare il prete?, è giusto scomunicare i produttori di armi?, la Chiesa deve dare consigli o promuovere la libertà di coscienza? Quando la funzione finisce, il teologo si rigetta nel pentolone sociale dell’Albergheria. Ormai ha un pensiero fisso: aiutare i più giovani a creare posti di lavoro nel quartiere. Imprese in cooperativa o a conduzione familiare. Una pizzeria (“la pizza migliore di Palermo”), una trattoria, una gelateria. Tutte lì intorno a San Severo. Domenico, Paolo, Massimo, Alessandro, sono i nomi dei suoi pupilli che hanno creduto nella sfida imprenditoriale. Li sa a memoria, li segue nel loro destino. “Alessandro ora fa il cuoco sulle navi”. E voi, somari, che credevate che i teologi disputassero dell’alto dei cieli…
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